VITULAZIO – Due che si sposano lo fanno per amore. Su questo siamo tutti d’accordo. Eppure non è tutto così semplice e non è stato sempre così. Almeno, questa sembra essere la tesi del piccolo saggio, scritto dai nostri concittadini i coniugi Assunta e Piero Del Bene, dal titolo “Amore e matrimonio Riflessione alla luce della Gaudium et Spes a 50 anni dal Concilio Vaticano II”, edito da BookSprint, anche in formato ebook. Chi li ha sentiti parlare di cose riguardanti il matrimonio cristianamente inteso ritroverà in queste poche ma dense pagine molti dei temi cari agli autori. In particolare, la sezione dedicata alla “teologia del corpo” di Giovanni Paolo II e la cosiddetta “teologia dell’amore” di Benedetto XVI (autori di una riflessione in tema di matrimonio come realizzazione dell’originaria vocazione al dono di ciascun essere umano, insita già nell’essere maschio e femmina) offre un contributo alla chiarificazione della parola “amore” oggi un po’ troppo sbilanciata sul versante del sesso inteso solo nella sua componente fisica e non riguardante la totalità della persona. Chi si sposa – intendono dire gli autori – lo fa perché vuole incondizionatamente il bene dell’altro e sa che la felicità dell’altro sarà fonte della propria realizzazione (felicità). Non ti sposo, dunque, perché ho bisogno di te per stare bene, ti sposo perché voglio contribuire, come posso e nonostante i miei limiti, al tuo benessere, senza alcuna condizione di tempo o di tornaconto. Si tratta di considerazioni svolte, per così dire, in ottica ecclesiale cattolica, ma valide anche per i “matrimoni civili”: è esperienza dei nostri giorni osservare come le unioni finalizzate al proprio benessere crollino miseramente sotto il peso della quotidianità già di suo molto stressante. Il segreto sta, invece, nel donarsi tutto al coniuge, nel vivere per lui. Riportiamo una citazione di Giovanni Paolo II presente nel testo: «L’amore obbliga lo sposo-marito ad essere sollecito per il bene della sposa-moglie, lo impegna a desiderarne la bellezza ed insieme a sentire questa bellezza e ad averne cura. Si tratta qui anche della bellezza visibile, della bellezza fisica. Lo sposo scruta con attenzione la sua sposa quasi nella creativa, amorosa inquietudine di trovare tutto ciò che di buono e di bello è in lei e che per lei desidera. Quel bene che colui che ama crea, col suo amore, in chi è amato, è come una verifica dello stesso amore e la sua misura. Donando se stesso nel modo più disinteressato, colui che ama non lo fa fuori di questa misura e di questa verifica». Impossibile? Molti lo pensano e per questo motivo, il libro si chiude con il rimando a qualche caso in cui ciò è stato realizzato.
Eugenio Cionti
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