Incendio Ilside a Bellona: immagine tragicomica di un disastro annunciato, i vigili del fuoco senza acqua e alcune zone senza corrente elettrica

Incendio Ilside a Bellona: immagine tragicomica di un disastro annunciato, i vigili del fuoco senza acqua e alcune zone senza corrente elettrica

BELLONA – L’incendio al sito di stoccaggio dell’Ilside, pur andandosi ad aggiungere a quelli scoppiati già nell’ex tabacchificio di Sparanise e nella discarica dell’ex Pozzi, assume una valenza quasi iconica per tutta una serie di aspetti. Il primo è rappresentato dalle immagini che arrivano da località Ferranzano, dove una colonna di fumo nerissimo, visibile anche a chilometri di distanza, sta rendendo l’aria praticamente irrespirabile, con effetti pari a quanto accaduto a Calvi Risorta poche settimane fa.

Il secondo aspetto riguarda la bonifica del sito: l’area è l’unica nell’Agro caleno che teoricamente sarebbe stata bonificata dalla Esogest Ambiente (il gruppo imprenditoriale della famiglia Sorbo), anche se molti residenti della zona, ormai da anni, denunciano la presenza di rifiuti pericolosi stipati anche a poche decine di metri dall’argine del Volturno.

Il terzo aspetto, invece, riguarda la politica e le istituzioni: appena un mese fa si è chiusa una campagna elettorale giocata anche su quel disastro nato nell’aprile del 2012, ma nonostante i proclami e le smentite nell’ambito della vertenza a tre tra il Comune, l’Ilside e l’Esogest, nulla sembrerebbe essere stato fatto concretamente nel mettere in sicurezza il sito. Ovviamente, per quanto riguarda questo ultimo punto, aspettiamo conferme o smentite dai protagonisti della vicenda.

Intanto pare che stiano bruciando anche i fili della corrente elettrica e che alcune zone di Bellona sarebbero rimaste senza energia elettrica. In attesa di avere maggiori informazioni, l’unica cosa certa al momento è che ancora una volta intere comunità sono esposte ai fumi tossici e rischiano di vivere in un ambiente sempre più contaminato, rischiando di ammalarsi perché le istituzioni non hanno saputo fare il proprio mestiere.

Red.

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