PASTORANO – Arriva a un crocevia importante la maxi inchiesta chiamata “Il Principe e la (scheda) ballerina” che nel 2010 coinvolse – tra i numerosi indagati – anche l’ex sottosegretario Nicola Cosentino. Ieri (7 ottobre) il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Napoli, dottoressa Laura De Stefano, avrebbe condannato cinque persone nell’ambito di uno stralcio di un procedimento aperto per intestazione fittizia di beni. Si tratterebbe di: Mario Iavarazzo a 3 anni e 4 mesi; Lucia Solitago a 4 anni; Alessandro Cirillo – ristretto al 41 bis – a 4 anni; Vincenzo Cirillo a 3 anni e 4 mesi; Cecilia Corvino a 2 anni e 6 mesi. Questi, che hanno scelto il rito abbreviato, erano titolari di società, conti correnti e beni immobili riconducibili alla fazione Schiavone dei “casalesi”.
Tra qualche mese, invece, toccherebbe agli imputati che hanno scelto il rito ordinario. Secondo quanto riferisce “Il Mattino” nell’edizione odierna, il 16 dicembre, davanti al Secondo collegio penale sezione A del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, si dovrebbero presentare – tra gli altri – Nicola Palladino e i figli Aniello, Luca e Antonio; l’ex socio di Nicola Palladino, Aniello D’Amico; Gaetano Iorio di San Cipriano d’Aversa; Antonio, Luigi e Nicola Corvino; Stefano, Giuseppe e Michele Di Rauso.
Al centro del filone principale seguito dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli c’è il calcestruzzo, miniera d’oro per la federazione criminale che va sotto il nome di clan dei “casalesi”, impegnata a inquinare per anni la spasmodica attività edilizia pubblica e privata. In tale contesto – secondo i pm dell’antimafia – un ruolo centrale era giocato da Nicola Palladino, imprenditore pastoranese che, grazie alla società Cls, era diventato in pochi anni il maggiore rifornitore di calcestruzzo sul territorio. Nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta, l’accusa sostiene che proprio Palladino, al fine di evitare il suo coinvolgimento nelle verifiche eseguite dalla Dda, avrebbe intestato alcuni beni a parenti e amici – tutti iscritti nel registro degli indagati (leggi qui).
Red. Cro.