VITULAZIO – In data odierna, i Carabinieri di Maddaloni, nell’ambito di complessa e strutturata attività d’indagine coordinata dai Magistrati della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e che già aveva portato all’arresto del Sindaco e di due assessori del comune di Maddaloni nonché di un amministratore giudiziario di beni confiscati alla criminalità organizzata, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare, emessa dall’Ufficio GIP, nei confronti di:
– Romano Luigi, nato a Vitulazio (CE) il 15.03.1947, sindaco del Comune di Vitulazio, custodia cautelare degli arresti domiciliari (per motivi di salute) ;
– Catone Antonio, nato a Vitulazio il 09.11.1952, Assessore all’Ecologia del Comune di Vitulazio, custodia in carcere;
– Criscione Franco Aurilio, nato in U.S.A. il 31.05.1968, geologo, custodia in carcere;
– Di Matteo Dario, nato a Santa Maria Capua Vetere (CE) il 16.02.1978, sindaco del Comune di Teverola (CE), custodia in carcere,
ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti e abuso d’ufficio, indebita induzione a dare o promettere utilità (artt. 110, 319, 319 quater, 321, 353 c.p. ).
L’indagine condotta dal giugno 2015 al marzo 2016, mediante attività tecnica (intercettazioni telefoniche e ambientali), dinamica (pedinamenti) e prove dichiarative, ha permesso di accertare e disvelare per i comuni di Vitulazio e Teverola, così come in precedenza per il Comune di Maddaloni, un avvilente scenario in cui amministratori pubblici, eletti e/o nominati a garanzia e tutela degli interessi della collettività, piegano la funzione pubblica a meri interessi privati. Per quanto riguarda il comune di Vitulazio, è emersa una gestione “domestica” da parte del Sindaco Luigi Romano e di alcuni amministratori comunali a lui vicini, mediante l’asservimento delle funzioni pubbliche ad interessi personali, a discapito ovviamente dell’interesse collettivo. Le indagini hanno permesso di accertare che il Sindaco nell’affidamento di incarichi e servizi pubblici ha violato le più elementari regole di trasparenza ed imparzialità, per soddisfare interessi propri e dei suoi sodali, con il risultato di realizzare un vero e proprio mercimonio della funzione pubblica.
Il sindaco di Vitulazio con la complicità dell’Assessore all’Ecologia, Catone Antonio, che agiva all’unisono del Sindaco e con lui ne percepiva gli utili, indirizzava l’assegnazione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani a beneficio della DHI s.p.a., previo accordo con il suo titolare Alberto Di Nardi (indagato in stato di libertà) al quale richiedeva in contropartita sia sponsorizzazioni che danaro contante, che la solita assunzione di personale (senza che l’impresa ne avesse bisogno), costituente oramai vero e proprio “dazio” che gli imprenditori devono pagare per appalti di una certa consistenza a loro assegnati nei comuni della provincia di Caserta. Il Sindaco di Vitulazio, infatti, adottava nell’estate del 2015 un’ordinanza contingibile ed urgente con cui veniva affidato il servizio raccolta rifiuti alla DHI spa, prorogato per i successivi 9 mesi, pretendendo ed ottenendo in cambio dal Di Nardi, l’assunzione di due dipendenti e la promessa di ulteriori quattro assunzioni nonché la dazione della somma di euro 3.200, parte dei quali sotto forma di sponsorizzazione. In una circostanza, addirittura, l’imprenditore consegnava la somma di euro 500,00 nelle mani del figlio del Sindaco per un’asserita sponsorizzazione ad un comitato a lui facente capo.
Il sindaco Romano ha adottato all’interno dell’amministrazione pratiche corruttive. Difatti, al fine di consentire l’aggiramento delle norme del Piano Triennale Anticorruzione che la medesima amministrazione comunale si era data, indirizzava l’assegnazione dell’incarico professionale (per un importo complessivo di euro 19.500) per la redazione della relazione geologica prodromica al PUC ad un professionista, disponibile a sua volta a far in modo che il compenso fosse in parte (nella misura di euro 12.000) acquisito da Criscione Franco Antonio, marito dell’assessore comunale Falco Giovanna. In particolare il Criscione palesava la sua assoluta dimestichezza ad interagire indebitamente all’interno dell’amministrazione comunale, condizionandone le scelte a proprio esclusivo beneficio. Così, ottenuto per il tramite del Sindaco la piena collaborazione di altro geologo per l’attuazione del proprio proposito delittuoso, si adoperava con consumata professionalità per indirizzare la gara di appalto di cui sopra, preselezionando i concorrenti, dettando loro le offerte che dovevano presentare e, successivamente alla assegnazione dell’incarico provando a condizionare la metodologia scientifica di redazione della relazione, al solo fine di carpire il maggior utile possibile a discapito del numero dei sondaggi da effettuare. In sostanza, con i soldi pubblici stanziati dal Comune per l’incarico oggetto di gara, si sarebbe soddisfatto un debito privato del Criscione nei confronti dell’imprenditore titolare della ditta di sondaggi, sotto la guida del sindaco Romano.
Per quanto riguarda il comune di Teverola veniva accertato che il sindaco Dario Di Matteo, eletto nel giugno 2015 ed indagato per art. 319 quater c.p., abusava delle sua qualità e dei suoi poteri, ritardando la liquidazione dei mandati di pagamento ed effettuando lamentele e contestazioni alla ditta DHI Holding s.p.a. di Alberto Di Nardi incaricata del servizio di raccolta e trasporto rifiuti urbani e disponendo continue proroghe, tutte illegittime, allo scopo di costringerlo ad assumere un dipendente, nipote di un assessore comunale e a promettere l’assunzione di altri due nonché a corrispondere la somma di euro 1.500 sotto forma di sponsor. Il Sindaco, in cambio dei favori ricevuti dall’imprenditore, provvedeva a sbloccare il pagamento degli stipendi degli operatori ecologici ed a prorogare illegittimamente, senza alcuna procedura, il servizio alla DHI spa, oltre a promettere al Di Nardi l’aggiudicazione del predisponendo bando di gara quinquennale. La richieste di assunzioni e sponsorizzazioni del Di Matteo come di altri Sindaci, lungi dall’esaurirsi nella semplice pratica clientelare, si sostanziano in una nuova forma, più edulcorata ma non certo meno illecita, di richiesta di corresponsione di tangenti, modalità utile all’accrescimento del consenso elettorale.
La vicenda afferente il Comune di Teverola presenta aspetti di rilevante gravita, sia sotto sotto il profilo della legittimità della gestione amministrativa che sotto quello afferente la condotta del Sindaco. Infatti macroscopiche sono state le illegalità accertate nella assegnazione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, avvenuta mediante una procedura di gara artatamente prescelta al solo fine di aggirare la normativa sugli appalti pubblici aventi ad oggetti lavori di importo superiore alla soglia comunitaria. Ma ciò che ha caratterizzato l’operato dell’amministrazione comunale di Teverola è il fatto che non si sia neanche provato a dare una parvenza di legalità alla continua proroga del servizio di raccolta dei rifiuti alla DHI s.p.a., attuata non già, come avvenuto per gli altri Comuni (Vitulazio e Maddaloni) mediante ordinanza contingibili ed urgenti, ma addirittura mediante semplici determine del Dirigente. Le richieste e pressioni esercitate dal Di Matteo nei confronti del Di Nardi, ancora una volta definito dal Gip un vero e proprio bancomat, sì sono interrotte solo con l’arresto di quest’ultimo avvenuto il 7.3.2016, giorno stesso in cui il Sindaco, consapevole dell’illegittimità delle proroghe così disposte nell’assegnazione del servizio in esame, dava incarico all’Ufficio tecnico del Comune di accelerare le procedure per la indizione di una gara pubblica per il servizio di igiene urbana.
C.S.