SPARANISE – Lunedì dovrebbero finire davanti al Giudice per le indagini preliminari Guido Cantile, Luigiantonio Cantile e il fratello Pasquale, per l’interrogatorio di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sula mozzarella Dop adulterata che il loro caseificio avrebbe prodotta illegalmente. Ieri mattina (venerdì 16 maggio) era stata la volta di Assunta Di Caprio, Paola Mormile, Clorinda Bovenzi e Ileana Micillo (le ultime due sono entrambe di Sparanise), le quali sono state sentite per varie ore al terzo piano del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Gli indagati, finiti tutti ai domiciliari lo scorso lunedì, avrebbero respinto ogni addebito.
Secondo la Procura della Repubblica, i Cantile avrebbero messo in piedi un sistema collaudato di produzione del prodotto caseario che non era del tutto rispettoso dei principi e della normativa vigente. Sistema che si sarebbe giovato della compiacenza delle due biologhe dell’azienda Cantile, Assunta Caprio e Ilena Micillo, e delle due contabili, Paola Mormile e Clorinda Bovenzi. Ai diciassette indagati sono contestati i reati di associazione per delinquere, rivelazione di segreto d’ufficio continuato, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, vendita di prodotti industriali con segni mendaci, commercio di sostanze alimentari nocive, falso ideologico, rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, lesioni colpose conseguenti a infortuni sul lavoro, violazione di sigilli e smaltimento illecito di rifiuti.
Il latte utilizzato per la mozzarella non veniva sottoposto al previsto autocontrollo sanitario. I controlli a campione sul latte giacente nei silos hanno rilevato una carica batterica anche più di duemila volte superiore a quella consentita, “tale da far ritenere il prodotto finale addirittura potenzialmente nocivo per la salute pubblica”, si legge in una nota del procuratore aggiunto, dottor Raffaella Capasso.
Il caseificio Cantile, pur essendo tenuto in base al disciplinare di produzione dop ad utilizzare solo latte di bufala e di provenienza certa, secondo gli esiti delle indagini impiegava abitualmente anche latte vaccino, ed acquistava anche all’estero (Polonia, Ungheria e Francia) partite di latte e di cagliata, di cui veniva nascosta la provenienza alterando i documenti di trasporto, al fine di contenere i costi.
Red.cro.