Inchiesta sulle Asl: eseguite dodici misure cautelari. La Procura indaga su numerosi episodi di assenteismo, corruzione e gare d’appalto truccate. Tra gli indagati anche Oliviero

Inchiesta sulle Asl: eseguite dodici misure cautelari. La Procura indaga su numerosi episodi di assenteismo, corruzione e gare d’appalto truccate. Tra gli indagati anche Oliviero

CASERTA – Nell’ambito dell’operazione “Penelope”, eseguita dal Nas di Caserta e coordinata dalla Procura di Napoli Nord, sono dodici le persone che sono finite agli arresti domiciliari (in totale sono 79) e 1,5 milioni di euro l’equivalente dei beni sequestrati su ordine del Gip del tribunale di Napoli Nord. Si tratta di una maxi inchiesta partita dall’Asl di Caserta la quale ha consentito di fare luce su numerosi episodi di assenteismo, corruzione e gare d’appalto truccate. Tra gli indagati il presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero, a cui viene contestato il reato di traffico influenze in relazione a un episodio.
Agli arresti è finito l’ex direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Aversa (Caserta) Luigi Carrizzone, figura centrale dell’indagine che gestiva come socio di fatto due strutture private per malati psichici in cui finivano i pazienti che curava come funzionario medico dell’Asl, grazie alla complicità di alcuni colleghi; tra questi ultimi sono finiti ai domiciliari lo psichiatra dell’Asl Nicola Bonacci e il dipendente Antonio Stabile.
Arrestati anche alcuni imprenditori con l’accusa di aver siglato accordi corruttivi con i funzionari Asl: in manette Michele Schiavone, di Sessa Aurunca, titolare di Rsa e centri per la riabilitazione psichiatrica, padre di Massimo, ex presidente del consiglio comunale di Sessa Aurunca. C’è poi Cuono Puzone, presidente della Misericordia di Caivano (Napoli), associazione privata che effettua il servizio di emergenza 118 nel Casertano; Puzone è accusato di aver pagato tangenti ai funzionari del Dsm per avere alcuni appalti relativi al trasporto dei malati psichici. Arresti domiciliari anche per due imprenditori edili che effettuavano lavori per l’Asl, ovvero Alberto Marino di Casaluce e Antonio Papa di Marano di Napoli, e per un commercialista di Teverola, Antonio Scarpa.
Carrizzone, ex direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl di Caserta, era già stato rimosso dall’incarico nel gennaio 2020 dalla direzione generale dell’Asl, guidata dal manager Ferdinando Russo. La stessa azienda sanitaria casertana aveva inviato più segnalazioni alla Procura di Napoli Nord, che ha sede ad Aversa così come il Dipartimento di Salute Mentale (Dsm) dell’Asl. Le segnalazioni erano relative all’invio continuo di pazienti in carico al Dsm, di cui allora era responsabile proprio Carrizzone, in strutture private convenzionate. Si trattava di comportamenti sospetti che incidevano sulle casse dell’Asl. Dopo le denunce inviate in Procura, il manager Asl Russo ha revocato, il 2 gennaio 2020, l’incarico a Carrizzone, che pochi giorni dopo ha chiesto il pensionamento. L’Asl non si è limitata a rimuovere Carrizzone, ma ha anche disposto la turnazione dei funzionari nel Dsm, collaborando poi fattivamente alle indagini.
Grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali sono emerse, secondo gli inquirenti, numerose pratiche scorrette come l’affidamento a poche ditte compiacenti dei lavori di adeguamento e ristrutturazione di locali aziendali gestiti direttamente dal Dipartimento di Salute Mentale (Dsm), in cambio di somme di danaro e regali vari; scoperta anche una serie di falsi ed abusi in ordine alla gestione di pazienti con patologie psichiatriche, che venivano affidati a strutture esterne convenzionate senza alcuna valutazione del piano terapeutico riabilitativo da parte del competente organo specialistico (U.V.I.), assoggettando l’onere di degenza, dalla somma di diverse migliaia di euro per ciascun paziente, a carico dell’Asl di Caserta. I servizi di trasporto in emergenza (118), secondo l’accusa, venivano affidati ad un’associazione di volontariato i cui vertici, in cambio, avrebbero corrisposto ad uno dei componenti della commissione aggiudicatrice ed ad altri dipendenti compiacenti dell’Asl regali e altri vantaggi, come l’assunzione di propri familiari.
Sono stati poi riscontrati episodi di corruzione dei gestori delle strutture di riabilitazione convenzionate che, in cambio dell’affidamento diretto dei pazienti e dell’omessa attività di controllo sui piani riabilitativi, corrispondevano periodicamente somme di danaro e altre utilità ai funzionari pubblici che erano preposti alla tutela e corretta attività di recupero dei pazienti psichiatrici. È emersa infine la gestione occulta da parte di alcuni funzionari dell’Asl, con intestazione fittizia a persone compiacenti, di strutture private convenzionate presso le quali venivano indirizzati i pazienti, affidati con onere a carico dell’Asl (diaria di circa 88 euro), direttamente dai medesimi funzionari.
Secondo le indagini tra imprenditori interessati ad avere appalti e i funzionari dell’Asl di Caserta, in particolare del Dipartimento di Salute Mentale (Dsm), c’era uno scambio continuo, di denaro ma anche di regali costosi alle mogli dei funzionari, come borse di Louis Vouitton.
E’ anche emersa la sparizione dei fondi dei progetti finalizzati alla cura dei pazienti delle cosiddette “fasce deboli”, mai attuati, che, secondo gli investigatori, sarebbero finiti nelle tasche dei dipendenti del Dipartimento di Salute Mentale. Il Nas ha anche scoperto un giro di affidamenti pilotato degli incarichi legali. Il mantenimento degli incarichi di vertice all’Asl avveniva mediante traffici di influenze illecite. Ed ancora: Procura di Napoli Nord e Nas di Caserta hanno accertato l’acquisto di beni strumentali ad uso privato con i fondi pubblici dell’Asl, e l’illecito allontanamento dal servizio da parte di alcuni dipendenti Asl, che dovevano svolgere faccende personali e familiari.
Figura anche la villa confiscata a Walter Schiavone, fratello del boss Francesco Schiavone, detto “Sandokan”, edificata in maniera che somigliasse a quella del film “Scarface” con Al Pacino, nella lista dei beni per i quali sarebbero stati eseguiti lavori in cambio di tangenti. La tecnica utilizzata era quella di spacchettare i fondi, per centinaia di migliaia di euro, al fine di suddividerla in tanti lavori, di valore inferiore alla soglia comunitaria, per affidarli direttamente ad imprenditori in cambio di tangenti. La circostanza emerge dall’indagine della Procura. La villa in stile Toni Montana, gangster cubano del film di Brian De Palma, negli anni ’90 era il simbolo del potere del clan dei Casalesi, poi fu confiscata dallo Stato per diventare monumento alla legalità ritrovata, e trasformata in un centro diurno di salute mentale dell’Asl. E proprio in tale nuova veste, è finita nelle pieghe dell’indagine sul Dipartimento di Salute Mentale (Dsm) dell’Asl di Caserta. Procura e Carabinieri del Nas hanno infatti scoperto che l’ex direttore del Dsm Luigi Carrizzone, con la complicità dei dipendenti Asl, avrebbero spacchettato un appalto da oltre 150mila euro in piccoli lavori sotto la soglia comunitaria di 40mila euro, in modo da affidarli direttamente, senza gara, agli imprenditori che pagavano le tangenti. Una modalità che ricorreva tutte le volte che il Dsm doveva appaltatrice lavori per le proprie strutture.

fonte Skytg24

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