PIGNATARO M. – La prima sezione civile della Corte di Cassazione, con sentenza numero 5683 del 2017, si è occupata di una questione che non mancherà di suscitare grande curiosità tra i nostri pochi ma affezionati lettori. I soggetti ricorrenti (che hanno avuto partita vinta), infatti, sono gli eredi di tre boss mafiosi di enorme spessore criminale, di Pignataro Maggiore: i fratelli Gaetano e Vincenzo Lubrano e Raffaele Lubrano detto Lello, quest’ultimo figlio dell’appena citato Vincenzo.
La complessa vicenda così viene sintetizzata dai giudici della Cassazione: “Con sentenza depositata il 26-5-2011 la Corte d’appello di Napoli, per quel che in questa sede unicamente interessa, rigettava l’opposizione proposta da Giuseppina Orlando e dagli eredi Lubrano avverso la stima di un fondo di mq.2254 inPignataro Maggiore, sottoposto dal Consorzio Iricav Uno a procedura espropriativa per la realizzazione del sistema dell’alta velocità. Motivava la decisione affermando che il fondo era compreso in zona agricola E del vigente p.r.g. e che l’indennità era stata esattamente determinata dalla competente commissione provinciale di Caserta secondo il criterio del valore agricolo medio tabellare (cd. Vam)”.
Come si è visto, la Corte di Cassazione ha dato ragione agli eredi Lubrano con la suddetta sentenza numero 5683 del 2017 che pubblichiamo integralmente in coda a questo nostro articolo. Si legge tra l’altra nel documento della Cassazione che l’impugnata sentenza della Corte d’Appello di Napoli depositata il 26-5-2011 “va quindi cassata con rinvio alla medesima corte d’appello, diversa sezione, la quale provvederà a determinare la giusta indennità spettante agli attori in base al criterio del valore venale di mercato del terreno ablato. Il giudice di rinvio provvederà anche sulle spese del giudizio svoltosi in questa sede di legittimità”.
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Rassegna Stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it