PIGNATARO M. – Se dici “Fernando”, a Pignataro Maggiore, tutti sanno che stiamo parlando di Mario Turino, di cui sono noti i rapporti di affari con pericolosi esponenti delle cosche camorristico-mafiose, per esempio il boss Pietro Ligato, quest’ultimo attualmente detenuto al 41 bis (carcere duro). Ma può succedere che in qualche occasione – nell’ambito di inchieste della magistratura – in intercettazioni telefoniche si parli solo di “Fernando” o di “Fernando Turino”, con la conseguenza che poi all’anagrafe e alla varie banche dati non risulti niente a suo carico, mettendo così fine ad ulteriori accertamenti. Forse nelle informative delle forze dell’ordine dovrebbe essere sempre chiarito una volte per tutte che Mario Turino è comunemente detto “Fernando” o “Fernando Turino”; altrimenti si rischia di sprecare lavoro e occasioni, in qualche caso.
Sentite questa storia, come l’ha ricostruita “Pignataro Maggiore News” sulla scorta di atti della magistratura. Siamo alla fine dell’anno 2006 quando è in corso una delicata inchiesta antimafia sugli esponenti della famiglia Ligato; e anche della famiglia Lubrano, in particolare sui due figli del defunto Gaetano Lubrano, il superboss “consigliere” della famiglia Nuvoletta che partecipò al summit (a Marano di Napoli) in cui fu deciso di assassinare il giornalista Giancarlo Siani. Il 27 novembre 2006, alle ore 12,25, viene intercettata una telefonata in uscita dall’utenza della famiglia Ligato a Pignataro Maggiore in cui Pietro Ligato parla con una persona di una ditta di trasporti e chiede la conferma di un viaggio per Scorzè (in provincia di Venezia), nonché le modalità di pagamento. L’interlocutore risponde che il pagamento è a 90 giorni. Pietro Ligato (titolare di una ditta di trasporti, la TTL) ribatte che non accetta pagamenti a 90 giorni e che Turino gli aveva assicurato il pagamento del viaggio a 60 giorni. L’interlocutore del boss risponde a sua volta che parlerà con Fernando Turino (anch’egli titolare di una ditta di trasporti) in merito e poi gli farà sapere. Fin qui la sintesi in nostro possesso della intercettazione telefonica che reca il numero 3006, riportata in allegato con il numero 1 alla informativa 30706 degli investigatori nell’occasione operanti, con la data dell’11 luglio 2007. Un ottimo lavoro, naturalmente. In una nota dell’informativa, però, si legge quanto segue: “Turino Fernando – dalle interrogazioni alle banche dati non è stato possibile l’esatta identificazione”. Per forza, Fernando Turino all’anagrafe – come si è già riferito – non esiste. Se, invece, si interrogava il sistema con il nome Mario Turino (detto “Fernando”), altro che esatta identificazione, veniva fuori una stampata simile a un campo di battaglia.
Forse bisognerebbe riascoltarla quell’intercettazione e forse bisognerebbe andare alla ricerca di tutte quelle altre – se esistono, nelle varie inchieste della magistratura – contenenti riferimenti ad uno sconosciuto (per gli investigatori operanti) “Fernando”. Di certo non privo di interesse è il fatto – come si evince dall’intercettazione sopra sintetizzata – che Mario Turino sembra essere il tramite tra un imprenditore del Nord Italia e il boss Pietro Ligato per far ottenere al pericoloso camorrista soldi con i trasporti.
Mario Turino è sempre “tramite” di qualcosa: in questi giorni sta facendo fuoco e fiamme per indurre l’Amministrazione comunale di Pignataro Maggiore a dare il via libera alla costruzione del nuovo pastificio di Antonio Pallante su un terreno agricolo (non a destinazione industriale) che lo stesso Turino aveva venduto all’imprenditore. Una speculazione immobiliare sulla quale siamo certi che saranno avviate indagini, ammesso che l’Amministrazione comunale sia intenzionata – presa da pulsioni di suicidio politico tramite eventuale commissione d’accesso prefettizia – a cedere alle pressioni di Fernando, dei suoi amici e degli “amici degli amici”.
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it