CALVI R./PASTORANO/SPARANISE – La famiglia Iavazzi è costretta a incassare l’ennesimo smacco al Tribunale amministrativo regionale della Campania. La prima sezione – con sentenza depositata il 14 gennaio 2016 – ha rigettato il ricorso presentato dalla Impresud srl contro l’interdittiva antimafia emessa nell’agosto dello scorso anno. L’avvocato Luigi Adinolfi, per conto della società, aveva presentato ricorso contro il Ministero dell’Interno, la Prefettura di Caserta e alcuni Comuni che avevano revocato l’affidamento del servizio della raccolta dei rifiuti alla ditta casertana (San Marco Evangelista, Caiazzo, Calvi Risorta, Casagiove, San Tammaro, Pastorano, Casapulla); per l’annullamento del provvedimento del 13.08.15 di mancata iscrizione nella White List, degli atti del procedimento informativo, dei provvedimenti degli Enti locali coinvolti, dell’interdittiva antimafia prot. n. 45673 del 13/8/15 e del commissariamento prefettizio della società.
Nel corso dell’udienza del 16 dicembre 2015, gli Iavazzi – tra le altre cose – hanno “contestato il provvedimento prefettizio negando i rapporti con il clan Belforte, allegando anche la denuncia di un tentativo di estorsione da parte del suddetto clan”. Inoltre, il loro legale ha sostenuto l’illegittimità del provvedimento prefettizio e, per derivazione, di tutti gli atti successivi.
Nonostante la presentazione di varie integrazioni, i giudici amministrativi hanno sottolineato l’inopportunità delle Pubbliche amministrazioni a instaurare rapporti con la Impresud: “Si deve ritenere – si legge nella sentenza – che l’insieme dei fatti in cui, prescindendo da ogni valutazione di responsabilità penale, è stato coinvolto l’imprenditore ricorrente, autorizzi, secondo un prudente apprezzamento, un giudizio di pericolo, per la Pubblica amministrazione, ad instaurare rapporti contrattuali con le sue imprese”. Per tali ragioni, conclude la prima sezione: “Il ricorso, integrato con i primi e con i secondi motivi aggiunti, deve essere rigettato, per infondatezza di tutti i motivi di impugnazione”.
Di fronte alle motivazioni espresse, è facile pensare che tale orientamento dovrebbe abbracciare tutte le società del gruppo, compresa la Iavazzi Ambiente scarl. Quest’ultima, come più volte ricordato, ha ottenuto un finanziamento di 17 milioni di euro dal Ministero per lo Sviluppo economico per costruire una centrale a biomasse nell’Agro caleno. Nel corso dell’ultima seduta della conferenza dei servizi per le autorizzazioni dell’impianto, i lavori sono stati rimandati proprio per l’interdittiva antimafia di cui si parla nella sentenza. Dopo il pronunciamento del Tar sarebbe ora di archiviare definitivamente il progetto.
Di seguito la sentenza del Tar Campania (il nome della società, su richiesta del legale rappresentante, è sostituito da un “omissis”, ma confermiamo che la società ricorrente è la Impresud srl): Impresud – Tar – 14 gennaio 2016
Red. Cro.