PASTORANO – La famiglia Caturano incassa due vittorie al Tribunale amministrativo regionale della Campania di Napoli con sentenze che hanno annullato due diverse interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Caserta, ma non si registrano salti di gioia. Cerchiamo di capire il perché di questo basso profilo tenuto soprattutto dal consigliere provinciale Antimo Caturano (molto vicino al presidente dell’Amministrazione provinciale di Caserta, Domenico Zinzi), lo stesso Antimo Caturano che è molto ben conosciuto nell’Agro caleno per i notevoli interessi imprenditoriali sul territorio del Comune di Pastorano.
La prima sentenza – depositata alla segreteria del Tar in data 21 gennaio 2014 – è stata emessa a seguito del ricorso presentato da Antimo Caturano, Luigi Caturano e Giovanni Sferragatta, impegnati nel “Consorzio Free Services” (società di capitali), avente sede legale a Maddaloni e ufficio amministrativo e sede operativa a Pastorano, il 3 maggio 2013 contro l’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura il 3 dicembre 2012. La seconda sentenza – depositata in segreteria il 23 gennaio 2014 – ha dato ragione al ricorso presentato l’11 luglio 2013 da Aniello Caturano e dalla “General Sindes Spa” contro l’interdittiva antimafia emessa il 17 luglio 2012. In coda a questo articolo pubblichiamo entrambe le citate sentenze in modo che i nostri pochi ma affezionati lettori possano farsi un’idea della complessa vicenda. Noi desideriamo comunque dare un’interpretazione dell’atteggiamento (ripetiamo: all’insegna del basso, bassissimo profilo) tenuto dalla famiglia Caturano. A nostro avviso, i Caturano hanno capito che c’è poco da festeggiare sulla scorta di quanto hanno letto soprattutto nella sentenza riguardante Aniello Caturano, dove si fa riferimento ad altri elementi forniti dalla Prefettura di Caserta a seguito di indagini delle forze dell’ordine. Di tali ulteriori notizie i giudici del Tar hanno ritenuto di non dover tenere conto, essendo state comunicate successivamente alla emissione dell’interdittiva antimafia, sottolineando che la motivazione deve precedere non seguire l’emissione dell’atto amministrativo prefettizio. Si legge, tra l’altro, nella sentenza depositata il 23 gennaio 2014, relativa appunto al ricorso di Aniello Caturano: “Sotto altro concorrente profilo è dirimente osservare, in adesione alla pertinente censura attorea, che tutti gli elementi addotti dopo l’emanazione della gravata informativa prefettizia non potevano comunque validamente arricchire la trama contenutistica della stessa, in quanto sono stati introdotti mediante rapporti informativi successivi che illegittimamente hanno inteso integrare in via postuma la motivazione”. Sono in ogni caso notizie che possono essere motivo di forte imbarazzo soprattutto per chi – come il consigliere provinciale zinziano Antimo Caturano – è impegnato in politica, oltre che in campo imprenditoriale.
Come sicuramente ricordano i nostri lettori, del “caso Caturano” ci siamo già occupati, per esempio con i due articoli pubblicati nelle date dell’11 ottobre e del 31 dicembre 2013, rispettivamente con i titoli: “TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE (ZINZI): IL CONSIGLIERE PROVINCIALE ANTIMO CATURANO COLPITO DA INTERDITTIVA ANTIMAFIA” e “L’INTERDITTIVA ANTIMAFIA NON È UN PROBLEMA PER GLI AMICI DI ZINZI – IL PATROCINIO DI REGIONE, PROVINCIA E COMUNE PER LE INIZIATIVE ECONOMICHE DEL CONSIGLIERE PROVINCIALE ANTIMO CATURANO – INTERVENGA LA MAGISTRATURA”.
Ricorso al Tar Antimo Caturano
Ricorso al Tar Aniello Caturano
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it