Sulla scuola e sulla sua organizzazione ciclicamente si riversano le proposte dei ministri che si alternano a Viale Trastevere. Anche l’attuale sottosegretario Reggi per non sentirsi a meno degli altri ha annunciato settimane fa un piano per la scuola italiana. Così reclutamento universitario, Invalsi, decreto per “ quota 96” ,inquadramento lavorativo per i docenti, sono finiti sulla brace della discussione. Le variegate proposte partono dal nuovo contratto di lavoro che potrebbe prevedere più ore per tutti i docenti, scuole aperte con orari allungati fino alle 22,00 (?!?) e arrivano alle supplenze interne a discrezionalità dei DS nell’erogazione del bonus. Quanto alle graduatorie, si esauriranno quelle vecchie e spariranno quelle d’Istituto che attualmente hanno un carico di 500 mila precari. Sull’aumento delle ore il Ministro Giannini ieri ha già fatto marcia indietro. L’autunno si prevede comunque bollente. Vedremo…. ,per ora soffermerò l’attenzione solo sull’orario di lavoro dei docenti. Già il Ministro Profumo ha provato vanamente ad innalzare l’orario di docenza nella scuola media , da 18 a 24 ore, senza tener conto del contratto di lavoro. L’ art.28 del CCNL distingue le attività “d’insegnamento” da quelle “funzionali” all’insegnamento. Le prime sono differenziate per ordine di scuola (25 per la scuola d’infanzia, 22 più 2 di programmazione per la scuola primaria, 18 per la scuola di I e II grado). L’orario di insegnamento si inserisce nell’ambito del calendario scolastico Regionale e mediamente a livello nazionale i maestri di scuola dell’infanzia prestano insegnamento per 36 settimane all’anno ,gli altri per 33/34 settimane. Nella scuola secondaria chi fa gli esami ( non tutti ) è impegnato per altri 10/15 gg (stranamente i docenti della scuola secondaria di II grado sono anche retribuiti ,quelli della media invece no). Dato che un anno solare è formato da circa 52 settimane di cui, come dicevo prima 36 settimane di effettivo lavoro, 6 di ferie (6 x 6 = 36 gg), altre due settimane( e più) assegnate alle feste comandate come Natale, Pasqua, altre feste ;restano circa 8 settimane: quasi due mesi. Tenuto conto che all’inizio di settembre e alla fine di giugno ci sono impegni che rientrano nelle 40 ore funzionali e non per attività di insegnamento, si può ragionevolmente affermare che per almeno 5/6 settimane l’anno i docenti italiani di ruolo percepiscono regolarmente lo stipendio senza lavorare. A fine giugno c’è la farsa di richiedere le ferie per un periodo più limitato rispetto ai due mesi di cui effettivamente si fruisce. Per cui a fronte di 30/36 gg richiesti si fruisce di più di 60 gg di vacanza. Ma ciò non giustificava la proposta governativa di portare l’orario a 36 ore settimanali. C’è poi il rovescio della medaglia: quella docente è una funzione delicata che forma le nuove generazioni e giù di lì fino all’infinito. Vero è anche che i carichi di lavoro sono apparentemente diversi: i docenti di scuola superiore affermano di dover correggere i compiti ( ma sempre con 18 ore frontali), i docenti di scuola dell’infanzia 25 ore settimanali, ma provateci a stare con 24 bimbi di tre anni, come ho visto in questi anni fare alle mie maestre con sezione omogenea. Quindi i diversi profili professionali richiedono impegni diversificati e non sempre QUANTIFICABILI. Agli occhi dell’uomo della strada restano pur sempre quelle settimane pagate senza recarsi al lavoro. E da ciò le accuse più disparate ai docenti, e l’orario al di là della difesa corporativa della categoria e dei sindacati andrebbe rivisto. In una rivista specializzata, si è proposto di distribuire le ore delle 6 settimane non lavorative per attività tendenti a risolvere i punti critici di ciascun ordinamento: supplenze interne, compresenze per lavori di gruppo, alla scuola superiore al confronto collegiale programmato per colleghi di classe (fortemente carente), il rinforzo di gruppi di ricerca – coordinamento didattico ( in orario non d’insegnamento )ecc. ecc. Queste proposte metterebbero a tacere la “ vox populi” che accusa i docenti, e valorizzerebbe la maggioranza della categoria che per questo viene discreditata ,anche se lavora ed è preparata. Ci sarebbe da trattare, infine, la difficoltà ad intervenire per le prestazioni oggettivamente scadenti. A mio modesto parere sarebbe opportuno rivedere e uniformare l’orario di servizio di tutti i docenti italiani: 20 – 22 (per tutti) più 2 di programmazione collegiale di cui si avverte la necessità ,tranne che nella scuola primaria dove esiste già. E’ dal 1974 che con i Decreti delegati si parla di unicità della funzione docente ma essa……non è ancora stata raggiunta.
Il Dirigente scolastico
Giacomo Coco