La camorra che c’è e si vede nelle vicende vitulatine dopo l’arresto di Scialdone e Fusco

La camorra che c’è e si vede nelle vicende vitulatine dopo l’arresto di Scialdone e Fusco

VITULAZIO – Alla faccia di chi sosteneva che a Vitulazio non c’era la camorra. Dopo l’ennesima tegola giudiziaria che ha colpito l’ex direttore generale del Consorzio unico di bacino per i rifiuti, Antonio Scialdone, dovrà ricredersi e ammettere che, non solo esiste, ma è anche forte nel condizionare il funzionamento delle strutture politico – sociali nel paese. Una situazione di degenerazione talmente chiara che la Direzione distrettuale antimafia non ha esitato a contestare un reato (lo scambio politico – mafioso), in molti casi, difficilmente dimostrabile e spesso “annacquabile” dall’impossibilità di provare l’oggettività giudiziaria dell’accordo.

Bisogna dare atto, in questo senso, ad Alfredo Di Lettera e Gianni Criscione che in tempi non sospetti sollevarono la questione e scoperchiarono una pentola che conteneva una pietanza servita in molti comuni casertani dallo stesso chef, forte delle sue alleanze criminali e dei suoi contatti politici. Ovviamente stiamo parlando dell’ex Consigliere regionale della Campania, Nicola Ferraro, manovratore – grazie all’apporto del clan dei “Casalesi” – di tante iniziative imprenditoriali (pubbliche, private o miste) riguardanti i rifiuti, le quali hanno coinvolto anche manager (o pseudo tali) che oggi guidano aziende (pubbliche o private) o ricoprono importanti ruoli tecnici in vari Comuni, anche dell’Agro caleno.

In attesa del prosieguo dell’azione giudiziaria (ovviamente Scialdone e Fusco restano innocenti fino a prova contraria), però, giova ricordare quello che accadde nel corso della campagna elettorale del giugno 2009, quando una semplice tornata per le elezioni amministrative vide la mobilitazione – testimoniata dalle fotografie scattate in quel periodo e da una interrogazione parlamentare – di Nicola Ferraro e di suo fratello Luigi – influentissimi imprenditori di camorra prestati alla politica -, del direttore generale del Cub (organo pubblico che abbracciava le province di Caserta e di Napoli), di Maurizio Fusco (capozona per il clan dei “Casalesi” nei comuni di Bellona, Pastorano e Vitulazio) e di Antonio Ianneo (proprietario di società di vigilanza non armata).

Il ras Maurizio Fusco – arrestato appena dopo le elezioni – era ufficialmente un operatore ecologico del Consorzio Unico, di cui era Direttore Generale Antonio Scialdone. La sua carriera da netturbino, però, parte da lontano. Nel 1999, infatti, viene assunto proprio nella Eco Campania srl (poi Green Line Srl) dei fratelli Luigi e Nicola Ferraro. Dopo aver lavorato nel cantiere di Pastorano fino al 2005, passa per il consorzio Ce4 (poi Egea Spa) e poi finisce al Consorzio Unico di Bacino di Caserta e Napoli. Il suo percorso “professionale” si intreccia continuamente con quello di Scialdone, il quale ha lavorato per i Ferraro nelle società di raccolta dei rifiuti e poi prende in anni recenti la guida del Cub grazie ai buoni auspici dei sindaci Fabozzi e Parente.

Insomma, i Ferraro, Scialdone e Fusco nel corso degli anni si ritrovano a lavorare gomito a gomito in società e consorzi pubblici e privati che si occupano della raccolta dei rifiuti, e, come una grande rimpatriata, nel corso della campagna elettorale 2009, si ritrovano tutti insieme appassionatamente sui lidi vitulatini. Con loro, però, c’era un quinto uomo. Si tratta di Antonio Ianneo da Maddaloni, che all’epoca era l’Amministratore unico della “Security Guard Srl”, una delle tante società di vigilanza non armata che girano attorno al Consorzio Unico. Nel corso della campagna elettorale, quest’ultimo aprì un’altra società proprio a Vitulazio, la “International Security Guard” con amministratore unico il figlio Gaetano.

La International Security Srl – secondo quanto riportano gli atti parlamentari – ricevette un affidamento per i servizi di sorveglianza presso alcune discariche proprio dal Cub guidato da Scialdone e “magicamente”, qualche tempo dopo le elezioni, procedette all’assunzione di Antonietta Stellato, moglie di Fusco.

Di questo quintetto, almeno due (secondo la Dda) avrebbero condizionato le elezioni amministrative del 2009, vinte dalla lista “Vivi Vitulazio” di Achille Cuccari per 5 voti. Scialdone, infatti, per procurare voti alla sorella Giovanna Lina, candidata nella lista vincente, avrebbe stretto un patto con Fusco. Accordo che gli avrebbe fruttato 39 voti (segnati anche in una agenda dell’ex responsabile del Cub), l’elezione della sorella con 250 preferenze (oltre alla poltrona di assessore all’ecologia) e la possibilità di portare il gruppo appoggiato alla guida del paese.

Red.

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