La Corte di Cassazione “promuove” il duetto vitulatino dei “dichiaranti” Antonio Scialdone e Alberto Di Nardi: le loro testimonianze innanzi ai Magistrati della Procura di Santa Maria Capua Vetere sono concordanti ed attendibili

La Corte di Cassazione “promuove” il duetto vitulatino dei “dichiaranti” Antonio Scialdone e Alberto Di Nardi: le loro testimonianze innanzi ai Magistrati della Procura di Santa Maria Capua Vetere sono concordanti ed attendibili




CASERTA/VITULAZIO – È noto a tutti che le varie inchieste sulla “monnezzopoli della provincia di Caserta”, condotte dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, guidata dalla dott.ssa Maria Antonietta Troncone, sono “decollate” grazie alla preziosissima e costante collaborazione di due noti vitulatini, impegnati nel vertiginoso settore dei rifiuti in ambito provinciale: Antonio Scialdone (coinvolto in varie inchieste giudiziarie attribuite al suo ruolo di Direttore Generale nel Consorzio Unico di Bacino per i rifiuti della Provincia di Caserta) e Alberto Di Nardi (ex amministratore e socio della Dhi – Di Nardi Holding Spa), entrambi indagati nei diversi filoni d’inchiesta che, nell’ultimo anno e grazie alle loro chiamate in correità, hanno “scoperchiato” l’ampio giro di corruttele che si annidava intorno all’allegra gestione dei rifiuti in provincia di Caserta (raccolta, trasporto, smaltimento, differenziata, verde, igiene urbana), facendo arrestare un centinaio di persone, tra imprenditori del settore, impiegati di enti pubblici, sindaci, assessori e consiglieri di vari Comuni, ecc…

Inchieste coordinate in modo certosino da un pool di magistrati in seno alla locale Procura e ampliate, su alcuni filoni, anche alla Distrettuale Antimafia con sede a Napoli. Una serie di indagini scrupolose, condotte con l’impiego di uomini e mezzi del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta, della Compagnia di Maddaloni e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta. Ad oggi, alcune di queste indagini sono state già concluse e avviate dagli uffici della Procura sammaritana verso le aule di Tribunale, per passare dalla fase inquirente a quella giudicante. Possiamo quindi già intendere quale sia il parere dei Giudici “valutanti” sulle inchieste condotte dal Procuratore Capo di Santa Maria Capua Vetere, la dr. Troncone. A prova della “buona riuscita” delle citate inchieste, scaturite delle collaborazioni dei noti due “dichiaranti” vitulatini, Antonio Scialdone e Alberto Di Nardi, che hanno sviscerato centinaia e centinaia di pagine di verbali innanzi all’Autorità Giudiziaria (Orinaria e Distrettuale Antimafia), in queste ultime ore, la Suprema Corte di Cassazione ha emesso una serie di scrupolose ed importanti sentenze, ben sei, che vi alleghiamo a margine, da dove è possibile comprendere una serie di utili passaggi sul modus operanti dello Scialdone, definito un “Infiltrato” o, se si vuole, un “agente provocatore”, ma più semplicemente un soggetto a conoscenza di fatti dichiaratosi disponibile a registrare delle conversazioni in cui egli stesso avrebbe preso parte, operazione per la cui esecuzione non era affatto necessario munirsi dell’autorizzazione del giudice.

Inoltre, sempre dalle citate sentenze emerge che nessun elemento di contraddittorietà ricorre nell’avvenuta valorizzazione delle dichiarazioni del propalante Alberto Di Nardi, cui si deve, unitamente ad Antonio Scialdone, la generale ricostruzione del “sistema criminale che ha caratterizzato gli appalti relativi al servizio di gestione rifiuti urbani negli anni 2012-2014”, dagli stessi effettuata “dall’interno”, grazie al loro pregresso inserimento in seno al sistema medesimo. Ed invero il Tribunale, dopo aver dato della soggettiva credibilità di entrambi, ha osservato che proprio le rilevate caratteristiche di ordine generale del loro narrato comportano un deficit di specificità, che si riflette negativamente sul piano dell’attendibilità intrinseca oggettiva, riservandosi pertanto la valorizzazione della loro parola solo allorché le dichiarazioni dai predetti rese “presentino determinatezza e riscontri”.

In queste sei sentenze che vi alleghiamo, la Corte di Cassazione scioglie il problema della credibilità del dichiarante (confidente e accusatore) in relazione, tra l’altro, al suo passato, ai rapporti con i chiamati in correità, alla genesi della confessione e alla accusa dei coautori del reato e complici. La verifica incrociata di quanto narrato sia dallo Scialdone che dal Di Nardi con altri elementi di prova raccolti, cercando un parametro di conferma o di smentita alle dichiarazioni rese dai due vitulatini esperti del settore dei rifiuti.

26-03-2017

Alfredo Di Lettera

1 All Corte di Cassazione – Sentenza N 14238-2017 (Procura di Santa Maria Capua Vetere – Pasquale De Lucia)

2 All Corte di Cassazione – Sentenza N 14245-2017 (Cappello Vincenzo – Tribunale Riesame Napoli)

3 All Corte di Cassazione – Sentenza N 13433-2017 (Procuratore della Repubblica di Napoli – Raucci Francesco)

4 All Corte di Cassazione – Sentenza N 13431-2017 (Procuratore della Repubblica di Napoli – Imperadore Luigi)

5 All Corte di Cassazione – Sentenza N 13429 -2017 (Procuratore della Repubblica di Napoli – Iavazzi Francesco)

6 All Corte di Cassazione – Sentenza N 13434 -2017 (Procuratore della Repubblica di Napoli – Di Costanzo Angelo)

 

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