PIGNATARO M./VITULAZIO – La prima sezione penale della Corte di Cassazione con sentenza numero 21340/2020 (che pubblichiamo a parte integralmente) ha rigettato il ricorso di Domenico Buonamano, imputato di omicidio, e lo ha condannato al pagamento delle spese processuali. Come si legge tra l’altro nel documento “il Tribunale di Napoli respingeva la richiesta di riesame proposta nell’interesse di Buonamano Domenico avverso quella del Giudice per le indagini preliminari dello stesso Tribunale che aveva applicato nei suoi confronti la misura della custodia in carcere. L’ordinanza cautelare è stata emessa nei confronti di Buonamano Domenico, Schiavone Walter, Di Gaetano Giovanni e Panaro Sebastiano per l’omicidio di Michele Borriello, avvenuto in Vitulazio il 29/10/1992, delitto aggravato dalla premeditazione, dai motivi abietti e in forza dell’art. 7 legge 203 del 1991. All’udienza davanti al Tribunale, il difensore di Buonamano aveva limitato il gravame alle esigenze cautelari e all’adeguatezza della misura applicata dal Giudice per le indagini preliminari”.
Domenico Buonamano, nato nel 1958 a Santi Cosma e Damiano, era uno dei killer del gruppo di fuoco del boss di Pignataro Maggiore Antonio Abbate, quest’ultimo poi diventato collaboratore di giustizia. Quella all’epoca guidata da Antonio Abbate – come è noto nipote dei mammasantissima della “Svizzera dei clan” Vincenzo Lubrano (defunto) e Raffaele Ligato (ergastolano) – fu una delle più spietate batterie di assassini della storia della camorra di cui faceva parte pure un altro killer dell’Agro caleno, Giovanni Di Gaetano (di Pastorano), anch’egli citato nella sentenza della Cassazione. Antonio Abbate è figlio di Teresa Lubrano (defunta), sorella di Vincenzo Lubrano e della moglie di Raffaele Ligato, Maria Giuseppa Lubrano. Il padre di Antonio Abbate era Raffaele Abbate, un altro pericoloso criminale, ucciso in un agguato per una vendetta trasversale contro il figlio collaboratore di giustizia il 26 gennaio 2000 a Pignataro Maggiore nel Parco Fucile in pieno giorno. I testimoni dell’omicidio furono sicuramente numerosi, ma nessuno dei bravi pignataresi ha osato dare un dispiacere alla famiglia Lubrano-Ligato fornendo ai carabinieri informazioni utili alle indagini: Pignataro Maggiore è non solo la “Svizzera dei clan” ma anche la capitale dell’omertà.
Nella sentenza che pubblichiamo sono altresì citati due elementi di vertice del “clan dei casalesi”, Sebastiano Panaro e Walter Schiavone, quest’ultimo fratello del capo dei capi della cosca che ha quale capitale Casal di Principe, Francesco Schiavone “Sandokan”.
Sentenza Cassazione – Vitulazio
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it