La Corte di Cassazione si è occupata di un ricorso del collaboratore di giustizia Giuseppe Pettrone, nel frattempo defunto – Le sue rivelazioni sulla campagna camorristica contro il giornalista Enzo Palmesano confermate da sentenza irrevocabile

La Corte di Cassazione si è occupata di un ricorso del collaboratore di giustizia Giuseppe Pettrone, nel frattempo defunto – Le sue rivelazioni sulla campagna camorristica contro il giornalista Enzo Palmesano confermate da sentenza irrevocabile

PIGNATARO MAGGIORE – La settima sezione penale della Corte di Cassazione, con sentenza numero 7879/2021, si è occupata di un ricorso del collaboratore di giustizia Giuseppe Pettrone (nato a Pignataro Maggiore nel 1966), nel frattempo defunto. La notizia del suicidio dell’ex luogotenente del pericoloso boss Pietro Ligato (“clan Lubrano-Ligato”) arrivò alla stampa locale il 25 giugno 2020. “Uccello”- questo il soprannome con il quale era conosciuto Giuseppe Pettrone – aveva espresso il timore di essere raggiunto dalla vendetta della potente e sanguinaria cosca che tiene in pugno (politica compresa) Pignataro Maggiore, famigerato paese tristemente noto quale “Svizzera dei clan”.
Giuseppe Pettrone aveva presentato ricorso contro un’ordinanza del 14 gennaio 2020 del Tribunale di sorveglianza di Roma. Come si legge nella citata sentenza della Corte di Cassazione numero 7879/2021 (che pubblichiamo a corredo di questo nostro articolo) “Pettrone Giuseppe ricorre personalmente per Cassazione avverso l’ordinanza in epigrafe, con la quale il Tribunale di sorveglianza di Roma ha dichiarato inammissibile l’appello proposto avverso ordinanza in materia di misure di sicurezza. In esito al preliminare esame presidenziale il ricorso è stato rimesso a questa Sezione per la decisione in camera di consiglio ai sensi degli artt. 591, comma 1, e 606, comma 3, cod. proc. pen. Nelle more del giudizio, esattamente in data 25 giugno 2020, è intervenuto il decesso del ricorrente come da documentazione in atti. La morte del condannato, destinatario di un provvedimento della magistratura di sorveglianza, sopravvenuta alla proposizione avverso di esso del ricorso per Cassazione, ne determina l’annullamento senza rinvio per tale causa”.
Tra le dichiarazioni di Giuseppe Pettrone ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli (tra i quali il dottor Giovanni Conzo e la dottoressa Liana Esposito) vanno segnalate quelle relative alle manovre del “clan Lubrano-Ligato” per fare terra bruciata intorno al giornalista Enzo Palmesano. Le rivelazioni di Giuseppe Pettrone sulla campagna camorristica anti-Palmesano hanno trovato puntuale riscontro nelle indagini della Direzione distrettuale antimafia, anche sulla scorta di intercettazioni ambientali a carico del capomafia (nel frattempo defunto) Vincenzo Lubrano. Un impressionante quadro probatorio confermato da sentenza divenuta irrevocabile che ha riconosciuto il cronista Enzo Palmesano vittima di reato di tipo mafioso.

Sentenza Cassazione – Pettrone

Rassegna stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

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