PIGNATARO M. – Le dichiarazioni dell’onorevole Antonio Razzi sulle difficoltà economiche dei politici, sono state accolte un po’ da tutti con battute di scherno, soprattutto perché venivano da una persona che ha fatto del trasformismo il proprio tratto identitario e per questo, mai preso sul serio fino in fondo (fortunatamente). Se per Razzi che ogni mese porta a casa 12 mila euro di indennità parlamentare, la questione sembra non barzelletta, in provincia, dove la politica istituzionale rende poco, ci troviamo di fronte ad una dura realtà: chi fa politica a tempo pieno, senza occupare un ruolo remunerato dignitosamente, rischia di andare in default.
Questo è il caso di un Consigliere comunale di Pignataro Maggiore, che in passato ha ricoperto anche ruoli importanti all’interno dell’Ente di Palazzo Scorpio. Per questioni non note, infatti, P.M. è stato preso di mira da Equitalia, la quale pretende il pagamento di un debito che ammonta a quasi 2500 euro. Per riscuoterlo, Equitalia sud spa, tramite l’agente di riscossione per gli uffici della Provincia di Caserta, ha inviato un atto di pignoramento dei crediti verso terzi al Comune di Pignataro. In virtù dell’articolo numero 543 del codice di procedura civile e del Dpr 602 del 1973, infatti, l’atto di pignoramento dei crediti del debitore verso terzi può contenere l’ordine al terzo (in questo caso l’Ente) di pagare il credito direttamente al concessionario (Equitalia), fino a che il debito non sarà estinto.
Proprio l’articolo 72-ter del Dpr 602 del 1973 stabilisce che le somme dovute a titolo di stipendio, di salario o di altre indennità, possono essere pignorate dall’agente di riscossione. Siccome il Comune, a causa delle indennità dovute, è creditore nei confronti del Consigliere comunale, Equitalia, in quanto creditrice dello stesso, gli pignorerà le indennità vantate. In altri termini, i soldi vantati dal Consigliere comunale dovranno essere girati direttamente dal Comune di Pignataro Maggiore all’Agente di Riscossione. Nell’atto, Equitalia intima al Comune di non disporre delle somme dovute e debende in ragione del rapporto sussistente con il debitore P.M., e al debitore di astenersi da qualunque atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito le somme assoggettate al pignoramento e relativi frutti, sotto pena delle sanzioni di legge. Insomma, a quanto pare la crisi morde veramente tutti.
Red. pol.