PASTORANO – Riflettori sempre accesi sulla potente famiglia di imprenditori Caturano (che risultano essere colpiti da interdittiva antimafia) anche a seguito della presentazione del libro di Paolo De Chiara “Il Veleno del Molise – Trent’anni di omertà sui rifiuti tossici” (Falco Editore), organizzata il 21 dicembre 2013 aPastorano dal giornalista Davide De Stavola, direttore di www.caleno24ore.it, e che ha visto la partecipazione dell’autore del volume e dei giornalisti Salvatore Minieri ed Enzo Palmesano. Un libro in cui sono ampiamente citati i Caturano, pure con riferimento ad alcune interrogazioni parlamentari degli anni passati. L’eco suscitata dalla presentazione del coraggioso libro-denuncia ha spinto alcuni colleghi giornalisti a segnalarci una nuova interrogazione parlamentare a risposta scritta la numero 4-02080, depositata alla Camera martedì 8 ottobre 2013, seduta numero 92, dal deputato del “Movimento 5 Stelle” Michele Dell’Orco e firmata anche da altri sette deputati dello stesso gruppo, Matteo Dall’Osso, Maria Edera Spadoni, Mirella Liuzzi, Cristian Iannuzzi, Paolo Nicolò Romano, Mara Mucci e Diego De Lorenzis.
Pubblichiamo di seguito il testo integrale del documento in cui sono citati ancora una volta i Caturano:
DELL’ORCO, DALL’OSSO, SPADONI, LIUZZI, CRISTIAN IANNUZZI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, MUCCI, DE LORENZIS. —Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
lunedì 16 settembre 2013 è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare a Maria Rita Lorenzetti, presidente di ITALFERR, una società di ingegneria del gruppo Ferrovie dello Stato, ordinanza poi revocata dal GIP grazie al venir meno del pericolo di reiterazione del reato dovuto alle dimissioni della Lorenzetti dalla sua carica di presidente. Nel revocare gli arresti domiciliari alla Lorenzetti il GIP ha specificato che «permangono gli indizi del quadro indiziario ma vengono meno le esigenze cautelari».
l’ordinanza era stata emessa per l’inchiesta sul passante ferroviario di Firenze dell’alta velocità; nell’ordinanza di cui sopra, sono stati decisi anche gli arresti domiciliari per Furio Saraceno, presidente di NODAVIA S.c.p.A. di Castelnuovo di Sotto (RE), società controllata dalla società cooperativa COOPSETTE con sede sempre a Castelnuovo di Sotto (RE), ed è stata adottata la misura interdittiva di due mesi dallo svolgimento di attività per società ed enti di appartenenza a carico di 3 dirigenti proprio della COOPSETTE;
Il GIP del tribunale di Firenze, nella ordinanza, ipotizza il rischio di reiterazione del reato e parla di un: «articolato sistema corruttivo per cui, ognuno nel ruolo al momento ricoperto, provvede all’occorrenza a fornire il proprio apporto per conseguimento del risultato di comune interesse, acquisendo meriti da far contare al momento opportuno per aspirare a più prestigiosi incarichi, potendo contare sul fatto che i relativi effetti positivi si riverbereranno, anche se non nell’immediato, sui componenti della squadra medesima sotto forma anche di vantaggi di natura economica. In questa cornice, che prevede la contestuale ripartizione dei funzionari pubblici interessati ai procedimenti amministrativi di interesse, in amici e nemici, sono stati rilevati scambi di favore di varia natura».
secondo l’accusa la Lorenzetti avrebbe agito «mettendo a disposizione le proprie conoscenze personali, i propri contatti politici e una vasta rete di contatti grazie ai quali era in grado di promettere utilità ai pubblici ufficiali avvicinati, nell’interesse e a vantaggio della controparte NODAVIA e COOPSETTE (che si sono aggiudicate l’appalto) da cui poi pretendeva favori per il marito nell’ambito della ricostruzione dell’Emilia»;
l’inchiesta di Firenze, oltre a vedere coinvolta direttamente la cooperativa reggiana COOPSETTE, poggia le sue basi su un accertamento della Forestale, poi proseguita dai carabinieri del Ros di Firenze, sullo smaltimento abusivo dei rifiuti di scavo, che vede interessata la società vincitrice dell’appalto, appunto la NODAVIA;
secondo la procura di Firenze, il trasporto dei rifiuti, dopo un giro di contratti gonfiati e fondi neri, era gestito da un’azienda, la VECA SUD (Caserta) «strettamente legata» al clan camorristico dei Casalesi e alla famiglia Caturano. Secondo gli inquirenti «appare assolutamente necessario comprendere se vi siano accordi occulti fra il general contractor NODAVIA o il suo socio di maggioranza COOPSETTE, che di fatto dirige la gestione dell’appalto, e la medesima VECA SUD».
la cooperativa COOPSETTE usa abitualmente, nei suoi cantieri in Liguria, come proprio fornitore, la ECO-GE SRL, con sede a Genova, oggetto di una misura interdittiva antimafia;
la cooperativa COOPSETTE ha affidato lavori nei cantieri post terremoto alla società BIANCHINI COSTRUZIONI Srl di San Felice sul Panaro (MO), finita al centro di indagini per i residui di amianto che pare abbia intenzionalmente smaltito nei cantieri, come a Reggiolo, nel giardino delle nuove scuole, in un appalto della cooperativa;
il prefetto di Modena ha negato l’iscrizione della società BIANCHINI COSTRUZIONI nella cosiddetto white list o «lista di merito», istituita presso le prefetture come previsto dall’articolo 5-bis del decreto-legge 6 giugno 2012 n. 74, introdotto dalla legge di conversione 1o agosto 2012 n. 122, come modificato dal decreto-legge 174 del 2012; nel documento di diniego, firmato dalla prefettura modenese, si parla di «tentativi di infiltrazione mafiosa da parte della criminalità organizzata»;
risulta inoltre che la società BIANCHINI COSTRUZIONI abbia rapporti con le potenti cosche del Crotonese da decenni radicate tra Modena, Reggio Emilia e Parma. Tra i dipendenti «assunti nel periodo immediatamente successivo al terremoto» spuntano nomi e cognomi di pregiudicati legati alle ’ndrine o frequentatori dei «Mammasantissima»;
da quanto sopra riportato risulta, da parte della cooperativa COOPSETTE, una continua e reiterata collaborazione con società che si suppone in qualche modo legate alla criminalità organizzata o a rischio infiltrazione mafiosa –:
se risultino elementi interdittivi a carico della società cooperativa COOPSETTE di Castelnuovo di Sotto (RE) e delle controllate, partecipate, subappaltanti e/o comunque riconducibili alla Coopsette presso la Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia o se, sentite le competenti prefetture, le stesse risultino attualmente iscritte negli elenchi delle cosiddette White Listitaliane o abbiano eventualmente inoltrato richiesta di iscrizione;
se il Ministro non ritenga che la continua e reiterata collaborazione di Coopsette con società che si suppone in qualche modo legate alla criminalità organizzata o a rischio infiltrazione mafiosa, possa costituire motivo di esclusione e sospensione dagli appalti pubblici anche della stessa Coopsette, almeno fino a chiusura delle indagini;
se ci siano state altre società, oltre quelle citate in premessa, tra le controllate, partecipate, subappaltanti e/o comunque riconducibili alla cooperativa COOPSETTE nell’arco degli ultimi 5 anni, che abbiano visto negarsi l’iscrizione nelle white list prefettizie o su cui attualmente siano emersi elementi interdittivi registrati nella Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia”.
Fin qui l’interrogazione parlamentare del “Movimento 5 Stelle”, che si occupa tra l’altro dei devastanti intrecci tra rifiuti e camorra. Ora attendiamo la risposta del ministro dell’Interno.
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it