Quando un volume ti dà la possibilità di leggere, tutto assieme, qualcosa del poeta tedesco Hölderlin e qualcos’altro del professor Giorgio Agamben, è sempre il benvenuto. E’ appunto questo il caso del nuovo libro di Giorgio Agamben, “La follia di Hölderlin – Cronaca di una vita abitante 1806-1843” (Einaudi, 248 pagine, 20 Euro); un testo che comprende, inoltre, un gradito, dotto e inevitabile riferimento al linguista Benveniste, a pagina 217, con una affascinante illuminazione sulla formazione dei nomi nelle più antiche radici delle lingue indoeuropee. Chi conosce l’opera di Giorgio Agamben sa che Benveniste è un ingrediente indispensabile per orientarsi nei più remoti segreti del linguaggio.
Il lettore si troverà ad avere a che fare con livelli che non appartengono alla letteratura di consumo. Ecco un assaggio della prosa di Giorgio Agamben: “La vita abitante di Hölderlin neutralizza l’opposizione fra pubblico e privato, li fa coincidere senza sintesi in una posizione di stallo. In questo senso, la sua vita abitante, né privata né pubblica, costituisce forse il lascito propriamente politico che il poeta consegna al pensiero. Anche in questo ci è vicino, a noi che della distinzione fra le due sfere non sappiamo più nulla. La sua vita è una profezia di qualcosa che il suo tempo non poteva in alcun modo pensare senza sconfinare nella follia”. Un libro che è anche un bellissimo racconto. La vita di Hölderlin è divisa esattamente in due metà: i 36 anni dal 1770 al 1806 e i 36 anni dal 1807 al 1843 che trascorre come pazzo nella casa del falegname Zimmer. Se nella prima metà il poeta vive nel mondo e partecipa nella misura delle sue forze alle vicende del suo tempo, la seconda metà della sua esistenza trascorre del tutto fuori del mondo, come se, malgrado le visite saltuarie che riceve, un muro la separasse da ogni relazione con gli eventi esterni. Hölderlin ha deciso di eliminare ogni carattere storico e sociale dalle azioni e dai gesti della sua vita. Ripeteva ostinatamente: “Non mi succede nulla”. La sua vita può solo essere oggetto di cronaca, non di una biografia e tanto meno di un’analisi clinica o psicologica. E, tuttavia, l’ipotesi del libro è che in questo modo Hölderlin ha consegnato all’umanità un’altra, inedita figura della vita, il cui significato genuinamente politico resta ancora da misurare, ma ci riguarda da vicino. Attraverso una cronaca puntigliosa e appassionata degli anni della follia e un commento di testi che sono stati spesso considerati illeggibili, il libro del filosofo Giorgio Agamben cerca di descrivere e rendere per la prima volta comprensibile la straordinaria vita del grande Hölderlin.
Red. Cro.