“Non può essere morale chi è indifferente”: è la lezione del piccolo e preziosissimo libro di Piero Gobetti, “La nostra fede” (Aras Edizioni, 64 pagine, 10 Euro), uno scritto che originariamente comparve nella prima rivista gobettiana, “Energie Nove”, nel 1919, e mai prima d’ora era stato pubblicato in volumetto autonomo. Piero Gobetti (1901-1926), scrittore e uomo politico antifascista, è stato uno dei principali esponenti del liberalismo radicale in Italia. La “fede” di cui parla Piero Gobetti è condizione basilare dell’azione politica, sempre connessa all’incertezza, e preda del cinismo se non sorretta da ideali. È una passione sorgiva che si affianca alla razionalità, ma senza nulla di retorico: una fede laica, calata nel mondo, perché “il nostro idealismo non può limitarsi a uno sforzo teorico, deve pervadere noi e il tutto di un soffio solo di vita intima, intensa”. Da qui il “rigido senso di responsabilità” a essa legato, che rifiuta ogni soluzione sbrigativa. E se c’è una cosa che oggi manca è proprio la lungimiranza, l’elogio della lentezza, concetti che invece ricorrono più volte in questo piccolo capolavoro.
“Odio gli indifferenti”, scriveva Antonio Gramsci nel febbraio 1917. Due anni dopo Piero Gobetti sottolineava che l’indifferenza è la scelta di non scegliere, di non impegnarsi per una metamorfosi morale dell’umanità, e oggi tale minaccia si fa ancora più grave. Questo libro è promosso dal Centro studi Piero Gobetti per ricordare il 60° anniversario della sua fondazione, avvenuta a Torino il 16 marzo 1961. La ricorrenza coincide con i 120 anni della nascita di Piero Gobetti, un’occasione unica per tornare a domandarsi: “Perché Gobetti?”. Infatti, a distanza di 120 anni dalla nascita, a quasi 100 dalla morte, “l’interesse per il giovane ideatore e propugnatore di una immaginaria rivoluzione italiana, che non è stata in nessun luogo e non sarà in nessun tempo, non si è affievolito” (sono parole di Norberto Bobbio, “Italia fedele. Il mondo di Piero Gobetti”, Passigli, 1986).
“La nostra fede” viene adesso pubblicato a cura e con l’introduzione di Giorgio Fontana, con l’aggiunta di un contributo di Pietro Polito sulla casa di Piero e Ada Gobetti. E’ il decimo titolo della Collana gobettiana, nata nel 2014 con lo scopo di “contribuire a un movimento di cultura e di idee che s’interroghi su di una eredità e una tradizione di pensiero”. Il curatore Giorgio Fontana (Saronno, 1981) è scrittore e sceneggiatore di fumetti; insegna scrittura e collabora con diverse testate giornalistiche. Con il romanzo “Morte di un uomo felice” ha vinto il Premio Campiello 2014; il suo ultimo libro è la vasta saga familiare “Prima di noi” (Sellerio, 2020).
Red. Cro.