La santa erede delle antiche dee mediterranee nel libro di Andrea Armati

La santa erede delle antiche dee mediterranee nel libro di Andrea Armati

Il cristianesimo dei primi secoli, in molti casi, non rappresentò una cesura netta con il preesistente sostrato arcaico e pagano: agiografie, leggende e consuetudini religiose spesso erano ispirate da credenze e miti precedenti che la tradizione popolare, e a volte anche quella colta, riadattavano alle esigenze della nuova religione.
Rientra in questo tipo di fenomeni il caso analizzato da Andrea Armati nel suo saggio “Serpenti Sacri – La Nutrice. Dalla dea Minoica a Santa Verdiana” (Eleusi Edizioni, 107 pagine, 9 Euro) in cui viene si accendono i riflettori sulla figura della santa di Castelfiorentino (FI) in relazione e comparazione con i mitologemi antichi legati alle dee nutrici. Nell’iconografia cristiana santa Verdiana è rappresentata come una suora che nutrisce due serpenti come è possibile apprendere anche dalle pagine del Decamerone di Giovanni Boccaccio e precisamente nella decima novella della quinta giornata dove si legge: “si dimesticò con una vecchia, che pareva pur Santa Verdiana che dà beccare alle serpi”. Nel libro di Andrea Armati il riferimento alla santa-nutrice e in modo particolare al nutrimento materno è messo in stretta corrispondenza con la nascita del culto degli dei nell’antichità. Secondo il linguista italiano Mario Alinei il termine latino deus(dio), imparentato con il greco theós da cui deriva il nome di Zeus padre degli dèi,è collegato alla radice indoeuropea *dheri-che significa “nutrire, allattare”. Per gli antichi greci questa particolare caratteristica si materializzava nelle figure di Artemide Efesina e della dea Demetra, entrambe rappresentate con grandi e numerose mammelle. Andrea Armati ricostruisce un percorso che dalle antiche dee minoiche e dal loro rapporto simbolico con i serpenti conduce fino al cristianesimo dei primi secoli e dell’età medievale. Nell’arte minoica i serpenti si sottomettevano alla Dea per riceverne il nutrimento attraverso le mammelle; e già negli anni ’30 del ’900 l’antropologa Momolina Marconi sottolineava come questa figura divina incarnasse le caratteristiche della madre premurosa che dispensa latte alle sue creature. Tale particolare relazione tra latte materno e serpente ha attraversato tutto il mondo antico andando ad influenzare miti e racconti come quelli relativi alla dea romana Igea, anch’essa nutrice di serpenti; poi le credenze arcaiche confluirono, chiaramente modificate e riadattate, nella tradizione cristiana. Si narra che nei primi anni del  1200 a Castelfiorentino, nei pressi di Firenze, Verdiana mentre era rinchiusa in cella sfamava due serpenti che quotidianamente le facevano visita. I due serpenti incarnavano la santità della donna e – si racconta – quando uno dei due animali viene ucciso, Verdiana intuisce che è prossima anche la sua morte. Intorno alla sua misteriosa figura di nutrice di serpenti si sedimentò la devozione popolare che nella vicenda personale della santa probabilmente riconosceva il rinnovarsi di antiche consuetudini. Questo lungo cammino dalla dea-nutrice a santa Verdiana viene ricostruito da Armati in modo appassionato e preciso, un lavoro di ricerca che riesce a chiarire, partendo da un caso specifico, come la tradizione cristiana dei primi secoli sia stata fortemente influenzata dai paradigmi religiosi e cultuali antichi fino a rappresentarne spesso la continuazione.

Massimiliano Palmesano

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