Il libro di Luigi Capogrossi Colognesi, “Storia di Roma tra diritto e potere” (il Mulino, 456 pagine, 34 Euro), ricostruisce in un ampio e accurato affresco l’architettura istituzionale romana. Attingendo alla storia politica, economica e sociale, l’autore illustra la complessa macchina del diritto romano e il suo contributo al metodo di governo e all’espansione politica, dalla conquista della Penisola all’impero sino al “Corpus iuris civilis” dell’imperatore bizantino Giustiniano. Ne traccia altresì i punti di debolezza che portarono, a fronte del colossale successo politico-militare, alla crisi della repubblica e all’impero. Sottotitolo del libro: “La formazione di un ordinamento giuridico”. Luigi Capogrossi Colognesi è professore emerito di Diritto romano nella Sapienza Università di Roma; tra i suoi libri con il Mulino “Dalla storia di Roma alle origini della società civile. Un dibattito ottocentesco” (2008) e “La costruzione del diritto privato romano” (2016).
Tante pagine di questo libro sono molto interessanti anche per una lettura non specialistica, come ad esempio quelle che riguardano “un impero cristiano”. Scrive tra l’altro Luigi Capogrossi Colognesi: “Non è facile valutare fino in fondo quanto la strada imboccata dall’impero costantiniano fosse irreversibile. Il dubbio si ingenera di fronte al drammatico tentativo di uno degli immediati suoi successori, e suo nipote, Giuliano, asceso al supremo potere, di ripristinare alcune delle antiche tradizioni che il disegno imposto da suo zio aveva vanificato. Grande generale e buon amministratore, il suo nome è soprattutto legato al tentativo di ridare spazio alla tradizione pagana, cui tanta parte del senato era tuttora legata, restaurando quei principi di tolleranza che oggettivamente erano stati superati dalla saldatura tra ordinamento politico e cristianesimo effettuata da Costantino. Fu un tentativo destinato all’insuccesso per il suo carattere episodico e, soprattutto, perché di fronte al lungo regno di Costantino e alla serie di imperatori cristiani che seguirono, il suo governo fu interrotto dalla morte prematura (…). Il suo tentativo di restaurazione politico-istituzionale degli antichi modelli del principato non solo passava attraverso il riequilibrio delle grandi correnti religiose che si confrontavano nella società imperiale, ma attraverso l’alleggerimento dell’esorbitante pressione fiscale. Il taglio rigoroso delle spese di carattere dissipatorio derivanti dal fasto orientale assunto dalla corte imperiale mirava a modificare l’asfissiante fisionomia autoritaria accentuatasi nello stato costantiniano. Non a caso si deve ricordare la decisa azione di Giuliano contro quel pervasivo sistema di spionaggio interno, rilanciato dal suo predecessore, diminuendo l’organico degli agentes in rebuse il loro ruolo”.
Red. Cro.