Il libro di Alessandro Ruta, “Marilyn Monroe” (Diarkos, 288 pagine, 17 Euro), ha un sottotitolo, “Voglio solo essere meravigliosa”, che pare particolarmente adatto. Non è stata solo un’attrice, Marilyn Monroe, il cui vero nome era Norma Jeane Baker. È stata molto di più: un’icona, un simbolo, un ideale femminile. Poche stelle del cinema hanno avuto un’influenza così radicata sulla cultura popolare dell’ultimo secolo come la bionda californiana, incarnazione di un’epoca, quella del dopoguerra americano. Il suo corpo da pin up, i suoi capelli biondo platino, i suoi tratti lievemente ritoccati dalla chirurgia estetica sono stati un modello di bellezza esportato globalmente, e insieme gli strumenti del suo riscatto sociale: da bambina cresciuta tra orfanotrofi e famiglie affidatarie a una delle più grandi interpreti di Hollywood. La morte di Marilyn Monroe, prematura e misteriosa come un “giallo”, ha contribuito ad alimentarne ulteriormente il mito. In questo volume si ripercorre la sua vita, tra storia e leggenda, i suoi amori e i suoi film, in un racconto da leggere tutto d’un fiato. “Norma Jeane – si legge tra l’altro nel libro – vive in orfanotrofio insieme ad altre venticinque bambine la cui età varia dai sei ai quattordici anni: in un’altra parte della struttura ci sono i maschi e i due gruppi dormono in posti separati, mentre tutte le altre attività si svolgono i luoghi comuni. I rapporti stilati su di lei non segnano nulla di strano: si comporta in maniera normale, è tranquilla, dorme e mangia bene. Ha buoni voti, partecipa volentieri a tutte le attività, aiuta ed è collaborativa. Però, senza nessuno a farle visita, il suo sguardo agli occhi degli osservatori è sempre velato di tristezza”. Scrive ancora Alessandro Ruta: “Icona di massa, un prodotto da sfruttare anche da morta come effettivamente è successo, non solo da Andy Warhol, ma da tutti quelli che, con cadenza regolare, quasi di anno in anno, hanno tirato fuori rivelazioni nuove, aneddoti poi rivelatisi bufale e memoriali esclusivi. Un caso su tutti, quello del diario rosso di Marilyn scomparso da casa dopo la sua morte. Nel 1982 l’attore Ted Jordan, protagonista in vecchi film e sceneggiati western, proclama al mondo: ‘Ce l’ho io, l’ho trovato. Non ne ho mai parlato prima perché avevo paura delle conseguenze’. Vero, falso? Quando un antiquario di Beverly Hills lo contatta per averlo, quel diario, e dice di essere disposto a sganciare prima 100mila e poi 150mila dollari, ottiene un appuntamento dal vivo. Peccato che Jordan non si presenterà mai”.
L’autore, Alessandro Ruta, è nato a Milano nel 1982, vive tra l’Italia e Bilbao, nei Paesi Baschi. Giornalista, ha lavorato alla “Gazzetta dello Sport” e a Mediaset. Per Diarkos ha pubblicato “Messi. La Pulce” (2019) e “Francesco Totti. Solo un capitano” (2020).
Red. Cro.