Con la “La strada del mare” (Mondadori, 492 pagine, 20 Euro) Antonio Pennacchi torna con un romanzo intenso ed epico, un nuovo e indimenticabile capitolo della saga della famiglia Peruzzi, in cui racconta gli anni Cinquanta dell’Agro Pontino, del “mondo del Canale Mussolini” e delle donne e degli uomini che lo abitano. E come sempre, nell’opera di Pennacchi, la “piccola” Storia delle famiglie originarie del Veneto, che erano scese nel basso Lazio alla fine degli anni Venti del Novecento per colonizzare le terre bonificate dal regime fascista, e che lì erano diventate una comunità, si intreccia e si mescola con la “grande” Storia italiana e internazionale del dopoguerra.
Otello, Manrico, Accio, e tutti i figli e le figlie di Santapace Peruzzi e di “zio Benassi”, crescono negli anni del boom economico, mentre Littoria diventa Latina, e si sviluppa, si dirama, si spinge fino al mare, grazie a quella “Strada del mare” per costruire la quale Otello si spezzerà la schiena, che legherà Latina allo scenario splendido e maestoso del Mediterraneo, del lago di Fogliano e del promontorio del Circeo, e che sarà poi percorsa, oltre che dagli abitanti delle paludi pontine, dai grandi nomi della storia italiana e internazionale di quegli anni, tra cui Audrey Hepburn, e John e Jacqueline Kennedy. E così, tra realtà e finzione, sogno e cronaca, seguendo e raccontando lo scorrere degli avvenimenti, Antonio Pennacchi traccia i percorsi dell’anima dei suoi personaggi, e costruisce un grande romanzo corale che unisce, come capita di rado, scorrevolezza e profondità, commozione e divertimento, empatia e gusto intellettuale. “La strada del mare” è una nuova, imperdibile tappa dell’epica italiana del Novecento, quell’epica che il romanziere di Latina ha saputo raccontare come nessun altro.
L’autore, Antonio Pennacchi, è morto a Latina alcuni giorni fa, il 3 agosto 2021; era nato nella stessa città il 26 gennaio 1950. Scrittore di razza, nel 2010 aveva vinto il Premio Strega con “Canale Mussolini”. Prima di approdare alla scrittura, era stato operaio fino all’età di 50 anni, segnalandosi per un forte, complesso e contraddittorio impegno politico, nel Movimento Sociale Italiano (da cui fu espulso) e successivamente da convinto marxista, militando nel Partito Socialista e nel Partito Comunista, oltre che nel sindacato. Un uomo di intensa personalità.
Red. Cro.