PIGNATARO M. – Per ora, a conferma che si tratta di una “donna di rispetto” estremamente scaltra e pericolosa, Maria Giuseppa Lubrano signora Ligato – destinataria con altri soggetti di un fermo-lampo il 7 agosto 2014 per tentativi di estorsione con l’aggravante camorristica e scarcerata unitamente alla figlia Felicia Ligato il 9 agosto 2014 – è riuscita a farla franca. Per quanto riguarda le precedenti gesta proprio di Maria Giuseppa Lubrano (sorella del defunto capomafia “don” Vincenzo Lubrano e moglie del superboss ergastolano Raffaele Ligato) pubblichiamo in coda a questo articolo – a beneficio dei nostri pochi ma affezionati lettori – un documento che la dice lunga sulla sua personalità e sulla palude omertosa esistente a Pignataro Maggiore, famigerata città tristemente conosciuta quale “Svizzera dei clan”.
Il documento in questione è un contratto agrario con il quale, in data 12 novembre 2002, con effetti fin dal precedente 10 agosto 2002, Maria Giuseppa Lubrano concesse in fitto all’imprenditore Giuseppe Maisto dieci moggi di terreno coltivati a pescheto, in via del Conte, a Pignataro Maggiore. Il contratto finora non era mai stato pubblicato, ma la vicenda è ben nota ai nostri affezionati lettori; si tratta appunto dell’affitto del terreno oggetto – con la annessa villa bunker – di confisca perché frutto di attività criminali camorristico-mafiose e successivamente acquisito al patrimonio indisponibile del Comune di Pignataro Maggiore, immobili sgomberati solo il 26 agosto 2003, con gravissima responsabilità per il ritardo dell’allora sindaco Giorgio Magliocca, eletto per la prima volta il 27 maggio 2002.
Mentre Giorgio Magliocca e la sua Amministrazione si autoproclamavano grandi combattenti “anticamorra”, Maria Giuseppa Lubrano continuava a incassare i soldi per l’affitto del terreno confiscato che sulla carta era entrato a far parte – come si è appena detto – del patrimonio comunale. Lo scandalo esplose il 5 giugno 2007 a seguito di una pubblica denuncia dell’attuale sindaco Raimondo Cuccaro (allora capogruppo di opposizione). Il successivo 29 giugno 2007 andò in scena la farsa finale: Giorgio Magliocca – con i suoi amici del Consorzio di cooperative sociali “Icaro”, assegnatario del terreno, ed esponenti della provincia di Caserta dell’associazione “Libera” – organizzò una manifestazione naturalmente “anticamorra”, con il titolo “Liberiamo le pesche”, raccogliendo a voler esagerare 6 cassette di frutta, dopo che gli altri duecento quintali li aveva incamerati l’imprenditore Giuseppe Maisto, affittuario del terreno. Riecco in coda a questo articolo (per chi ha memoria corta) anche tre fotografie relative alla farsa sedicente “anticamorra” messa in piedi il 29 giugno 2007 da Giorgio Magliocca, dal Consorzio “Icaro” e da esponenti della provincia di Caserta di “Libera”.
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it