La villa confiscata al Killer Abbate del clan “Nuvoletta-Ligato-Lubrano” sarà dedicata alla memoria della sua vittima Franco Imposimato. Per venerdì una giornata piena di iniziative per riscattare un paese, per troppo tempo, martoriato dalla camorra

La villa confiscata al Killer Abbate del clan “Nuvoletta-Ligato-Lubrano” sarà dedicata alla memoria della sua vittima Franco Imposimato. Per venerdì una giornata piena di iniziative per riscattare un paese, per troppo tempo, martoriato dalla camorra

PIGNATARO MAGGIORE – Un nuovo bene confiscato inizia il percorso di riutilizzo sociale. Una buona notizia per tutti coloro che da anni lottano affinché i beni confiscati tornino ad essere un’opportunità di riscatto per territori e comunità. Il prossimo 26 maggio 2017, a Pignataro Maggiore, cittadina calena nota come la “Svizzera della camorra”, sarà inaugurata una struttura sociale nei locali della maestosa villa confiscata al “sanguinario” boss-pentito della camorra pignatarese, Antonio Abbate, appratente prima alla “cosca calena” dei Lubrano-Nuvoletta-Ligato e successivamente alleatosi con l’egemone “clan casalesi”. Questa struttura, situata in una traversina della centralissima Via Vittorio Veneto di Pignataro Maggiore, fino ad oggi, nota come “Villa Abbate” sarà intitolata alla memoria del sindacalista Franco Imposimato, ucciso dalla camorra. Dalle ore 10, e per tutta la giornata di venerdì prossimo, numerose iniziative si susseguiranno.

Il bene confiscato sarà aperto a tutte le scuole del territorio con un laboratorio dedicato al racconto delle fiabe. Nel pomeriggio, invece, a partire dalle ore 17,30, ci sarà spazio per una riflessione sul tema “Beni confiscati. Beni comuni”, con gli interventi di: Giorgio Magliocca (Sindaco di Pignataro Maggiore); Emiliano Sanges (Cooperativa Sociale “Apeiron”); Gianni Solino (Coordinatore Libera Caserta); Fabio Giuliani (Coordinatore Libera Campania); Giuseppe Imposimato (figlio di Franco Imposimato, vittima innocente delle mafie). La giornata finirà con un concerto reggae all’interno del giardino che circonda la maestosa villa, confiscata al killer Tonino Abbate ed intitolata alla memoria della sua vittima, il sindacalista Imposimato.

Il sindacalista maddalonese, Franco Imposimato, fu vittima di una vendetta trasversale decisa dalla “banda della Magliana”, con la complicità della camorra e di “cosa nostra” per intimidire il fratello, Ferdinando Imposimato, giudice istruttore a Roma che seguiva diversi processi di mafia e stava indagando sulla Banda della Magliana, avvicinandosi a verità scomode. All’epoca dei fatti “cosa nostra” era legata, da un lato, a Roma attraverso la Banda della Magliana, e dall’altro alla camorra casertana e napoletana nelle persone di Antonio Bardellino (capo dei casalesi affiliato a Cosa Nostra), Lorenzo Nuvoletta (boss di Marano), e Vincenzo Lubrano (boss di Pignataro Maggiore). Pippo Calò, sentendosi minacciato dalle indagini giudiziarie, chiese ai casalesi di uccidere Franco Imposimato, per ritorsione contro il fratello giudice, un bersaglio troppo difficile da raggiungere. L’ordine passò a Lorenzo Nuvoletta, che a sua volta si rivolse al capostipite della camorra “pignatarese” Vincenzo Lubrano, il quale infine affidò l’esecuzione materiale del delitto ad Antonio Abbate (detto Tonino) e Raffaele Ligato. Fu ucciso l’11 ottobre 1983, all’uscita dalla fabbrica. Imposimato era in macchina con la moglie ed il cane per recarsi a casa dopo il lavoro. A trecento metri dallo stabilimento, la macchina si trovò la strada sbarrata da una Ritmo 105 con a bordo tre i sicari di Pignataro Maggiore. Inoltre, il sindacalista Imposimato, impegnato anche nell’ambito dell’ambientalismo, ed in specifico a contrastare le cave abusive intorno alla cittadina di Maddaloni, stava ostacolando gli interessi della camorra “casalese”. Per l’omicidio del sindacalista Imposimato, Il maxi-processo Spartacus, terminò con le condanne all’ergastolo in via definitiva per Pippo Calò, Vincenzo Lubrano, Antonio Abbate e Raffaele Ligato.

22-05-2017
Alfredo Di Lettera

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