BELLONA/VITULAZIO – Le cittadine di Vitulazio e Bellona una volta rappresentavano il modello del tranquillo e sicuro paesello dell’alto casertano, con l’urbanistica a misura d’uomo e un’alta qualità della vita. Due “ridenti paeselli” che si sorreggevano sui soldi prodotti dall’onesto e laborioso lavoro di agricoltori, allevatori, operai, impiegati, ecc. Cittadine una attaccata all’altra che ora contano nell’insieme oltre 13.000 residenti censiti (Vitulazio con 7.238 residenti e Bellona con 6.071), che da qualche tempo sono in balia di interessi illegali, come il fiorente spaccio della droga e altre attività connesse, caratterizzati non solo da “associazioni a delinquere”, ma finanche con la “matrice camorristica”. Bastì pesare che in quel di Vitulazio, la Direzione Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Napoli ha sequestro 60 appartamenti (valore del sequestro 10 milioni di euro), poiché riconducibili ad un boss della camorra napoletana e che sarebbero stati costruiti o acquisiti attraverso il reimpiego e riciclaggio di proventi dei traffici di droga organizzati e gestiti dai clan che operano nell’area di Boscoreale. E per capire di come si sono ridotte queste due ex tranquille cittadine, basta leggere la cronaca che le lega quasi sempre alla delinquenza e malaffare, non tanto per le “veline delle forze dell’ordine” che fanno bene il loro lavoro di contrasto al crimine, indagando ed arrestando tutti quelli che vivono nel malaffare, ma gli strani traffici (droga, truffe, ecc.) che accrescono l’economia locale, con gente proveniente da ogni dove che, senza né arte e né parte, fa la vita da “nababbo” alla guida di grossi bolidi e con un tenore di vita che va ben oltre il loro giustificato “reddito-legale”.
L’indagine, riguardante le fiorenti “piazze di spaccio” egemoni sui territori comunali di Vitulazio e Bellona, condotta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, guidata dalla dott.ssa Maria Antonietta Troncone, e seguita dai Carabinieri della Compagnia di Capua, alle dipendenze del Capitano Francesco Mandia, congiuntamente ai militari della Stazione di Vitulazio, retta dal Luogotenente Crescenzo Iannarella, ha consentito di documentare numerosissime cessioni di droga, in particolare di “cocaina” e di “hashish”, e la segnalazione presso la Prefettura di Caserta di numerosi assuntori ed, infine, a recuperare 1,5 Kg di cocaina e 0,5 Kg di hashish.
Secondo la Procura Sammaritana, questo costante “smercio” di droga tra Vitulazio e Bellona, che continuava in modo silenzioso ed indisturbato da diversi anni, sarebbe emerso a seguito del tentato omicidio di una minore di anni 3, avvenuto nel mese di agosto del 2016 a Vitulazio, ad opera di tre soggetti, tratti in arresto dai militari della Compagnia Carabinieri di Capua e già condannati alla pena detentiva all’esito di giudizio abbreviato. Infatti, i citati soggetti, cosi come viene spiegato dettagliatamente in due articoli dell’epoca (agosto 2016) sul sito “Corrierece.it”, (VITULAZIO TENTATO OMICIDIO DELLA PICCOLA DI TRE ANNI – clicca qui per leggere); (SCOVATI I DUE COMPLICI DEL 32ENNE CHE HANNO FERITO UNA BIMBA DI TRE ANNI –clcca qui per legge), tentarono di ammazzare una bambina di tre anni a colpi di pistola, dopo un lungo inseguimento all’auto dei genitori della piccola. Sia l’autore materiale del tentato omicidio che il padre della bimba ferita, in passato avevano auto dei piccoli precedenti per droga e così, dopo le investigazioni volte ad individuare gli autori dell’efferato delitto, emergeva che il movente era legato a dissidi sorti nella redditizia attività dello spaccio della droga nell’ambito dei comuni di Vitulazio e Bellona. Infatti, “volevano uccidere la mamma ‘confidente’ dei carabinieri”. La ragazza, ascoltata dagli inquirenti dopo il ferimento della figlia, ammise: “Volevano fermarmi perché ho fatto arrestare il fratello di mio marito. Ho allertato i carabinieri in più occasioni, coinvolgendo anche il titolare di un locale”. E questa diede fastidio, al punto che gli spacciatori avevano affermato “Sta infame l’amma luvà a miezz”. Poi la sparatoria e il ferimento della bambina.
Le indagini hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati in relazione ad un’intensa attività di spaccio di sostanze stupefacenti, cocaina e hashish, ruotante intorno alla figura di una donna, tale Cristina Gravante, abitante in Castel Volturno, dove si trovava sottoposta agli arresti domiciliari nell’ambito di un altro procedimento. Spaccio che investiva Vitulazio, Bellona e comuni limitrofi, con l’ausilio di altri sei soggetti che operavano nell’agro caleno-capuano. Nella medesima indagine, emergeva anche una consistente attività di spaccio di cocaina condotta nell’ambito del comune di Castel Volturno e il litorale Domizio, da parte di altri soggetti che allo stesso tempo sono stati oggetto di provvedimenti da parte dell’Autorità Giudiziaria, riconducibili alla stessa “fonte” di rifornimento dello stupefacente che veniva poi spacciato anche nell’agro caleno, cosi come narrato dal comunicato stampa diramato della Procura di Santa Maria Capua Vetere del 02-03-2018 e qui consultabile: (Smantellata dai Carabinieri di Capua un’organizzazione di spacciatori che agiva tra Vitulazio e Bellona: ecco i nomi di tutti gli indagati ed i dettagli della vasta operazione – clicca qui per leggere l’articolo).
Da tutta questa storia di “fiumi di droga” sull’asse Castel Volturno-Vitulazio e limitrofi, emerge il significativo ruolo della Gravante, che in passato viveva nell’agro caleno, conducendo diverse attività di intrattenimento (tipo bar), dove ancora oggi vivono anche alcuni dei suoi famigliari ed alcuni dei quali risultano coinvolti, non solo in questa ultima indagine per droga. La Gravante è stata arrestata mentre era già sottoposta agli arresti domiciliari per altro e risulta gravata da precedenti di polizia specifici, e per aggiunta anche condannata per reati connessi allo stupefacente, cosi come dimostrabile da un’ordinanza della Corte di Cassazione emessa nel 2013. (clicca qui per leggere la sentenza-cassazione-gravante-cristina-anno-2013).
Considerando che l’intera indagine è scaturita da un “diverbio” tra due personaggi che avevano dei piccoli precedenti per droga, consumatisi alle due di notte fuori ad un bar sito nella centralissima Piazza Riccardo II – meglio nota come il “Cavaiuolo” – affollata da centinaia di giovani che affollano la “movida vitulatina”, continuato con un lungo inseguimento e terminato con il tentato omicidio di una bambina di soli tre anni; il tutto ci porta a pensare che i “pusher”, alcune volte degli insospettabili, controllavano l’intero spaccio che risultava molto “fiorente” tra Vitulazio e Bellona, poiché le centinaia di giovani che affollavano i bar del cento potevano essere dei probabili assuntori di droga e dei loro acquirenti. Sicuramente non possiamo fare “di tutta l’erba un fascio”, ma a seguito di queste ultime serrate indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere, rinsaldiamo la tesi di molti cittadini nauseati delle scorribande notturne ad opera di “giovani sballati” (alcol e droga) che paventavano un vasto spaccio di droga e che venivano compiuti, non solo nella piazza centrale, ma anche in zone periferiche (area retrostante il Parco Agorà di via Luciani e quella posta alle spalle del campo sportivo, ecc.).
In zona, infatti, sono tanti gli “assuntori” di droga che spesso per garantirsi un “pezzo di fumo” (hashish) o una “sniffatina” (cocaina) gratis, facevano anche qualche “piacere”, trasformandosi in veri e propri pusher o corrieri della droga facendosi finanche dei “rischiosissimi” viaggetti, trasportando la droga dalla “base” fino alla “piazza”. A quanto pare la base di approvvigionamento, quella che non si vede mai e sta sempre nascosta, è sempre la stessa, mentre cambiamo i personaggi che la vendono per strada, poiché una volta “sgamati” (segnalati o arrestati) dalle forze dell’ordine, non vengono più impiegati per lo spaccio poiché danno troppo nell’occhio. Infine, in questo contesto, emerge che la “base di approvvigionamento” risulta essere la cittadina di Castel Volturno, nota per l’oltre trentennale traffico di stupefacente “internazionale” che la caratterizza, dove a distribuirsi la vasta piazza, non ci sono solo i clan oriundi della zona (cosiddetto dei Casalesi), ma quella della più potente ed egemone denominata “mafia nigeriana” che gestisce tutto lo spaccio in accordo con la camorra nostrana.
sentenza-cassazione-gravante-cristina-anno-201
06-03-2018
Alfredo Di Lettera