C’è molto “il mestiere” di scrivere, l’artigianato, la furbizia professionale di chi sa maneggiare le storie e le parole per una collaudata consuetudine, in quest’ultimo romanzo di Cristina Comencini, “L’altra donna”, (Einaudi, 184 pagine, 18 euro). Non poteva essere diversamente alla luce del curriculum di Cristina Comencini, che è scrittrice, regista e drammaturga. Tra i suoi romanzi, pubblicati presso Feltrinelli, ricordiamo “Le pagine strappate” (1991 Premio Air Inter), “Passione di famiglia”(1994 Premio Rapallo), “Il cappotto del turco” (1997 Premio Nazionale Alghero Donna), “Matrioska” (2002), “La bestia nel cuore” (2004), “L’illusione del bene” (2007), “Quando la notte” (2009), “Lucy” (2013) e “Voi non la conoscete” (2014). Il suo film tratto da “La bestia nel cuore” ha ottenuto la nomination all’Oscar come migliore film straniero. Per Einaudi ha pubblicato “Essere vivi” (2016 e 2017), “Da soli” (2018 e 2019) e, appunto, “L’altra donna”, di cui stiamo adesso scrivendo anche noi.
Nulla di nuovo, si dirà, va tutto bene come quando si compra un qualsiasi prodotto di buona marca, fosse pure sfornato dall’industria culturale (un romanzo, nel caso) invece che da una ditta di altro ramo merceologico. Non è così, non è solo collaudato “mestiere”: “L’altra donna”, infatti, ha una freschezza sorprendente. La trama: Elena è giovane, Pietro è molto più vecchio di lei. Ma si sono scelti, e dalla loro relazione hanno deciso di tener fuori le ferite della vita di prima. Quando Maria, l’ex moglie di Pietro, riesce a conoscere Elena con un inganno, le due donne si raccontano, si confidano e confrontano, e poco per volta la figura di Pietro si trasforma per tutt’e due. Il romanzo di Cristina Comenicini è una turbinosa e vitalissima riflessione sulla complicità e sulla rivalità femminile. Racconta la più giovane delle due protagoniste, Elena: “La moglie aveva scoperto che viaggiava per lavoro con un’altra, che dormivano nella stessa stanza. L’aveva cacciato di casa e lui era andato a vivere con l’altra donna, la compagna di viaggio, e poi si erano lasciati. Ricordo benissimo che mentre me lo raccontava avevo pensato: ora l’altra sono io”.
Red. Cro.