ROMA – In questi anni le istituzioni dell’UE, e in particolare la famigerata Troika, un organismo che non ha nulla di democratico, hanno imposto politiche economiche restrittive, fondate sui dogmi fanatici del neoliberismo e sull’ossessione del debito pubblico. L’austerity non è solo dolorosa nell’impatto sulla vita quotidiana dei cittadini europei, ma neanche funziona, perché deprime ogni possibilità di ripresa.
L’austerity è una medicina tossica somministrata al momento sbagliato con devastanti conseguenze per la società, per la democrazia e per il futuro dell’Europa. Una delle cicatrici lasciate dall’austerità che non mostra segni di guarigione è la disoccupazione, in particolare tra i giovani. La destra e le élite finanziarie stanno utilizzando la crisi come scusa per realizzare un loro vecchio sogno nel cassetto: smantellare lo stato sociale e tutto ciò che è pubblico e universalmente accessibile, dalla scuola alla sanità.
Stiamo pagando sulla nostra pelle i costi di un esperimento disumano, quello iniziato da Margaret Thatcher 30 anni fa: la distruzione del modello sociale europeo, dell’idea di una società che si prende cura delle persone e le fa crescere, dei principi di solidarietà e uguaglianza.
Per il New Deal necessario a far riprendere l’economia portandola nel nuovo millennio, quello della conversione ecologica, e salvare il nostro modello sociale, bisogna rompere la gabbia del patto di stabilità. I trattati vanno rinegoziati, a partire dalla ridefinizione dei parametri aleatori del Trattato di Maastricht e dall’abbattimento del fiscal compact, che ci sta stritolando. E a farlo non possono essere certo quei partiti, dal Pdl al Pd, che durante il governo Monti hanno votato e approvato quei trattati. Solo da regole comuni eque può nascere un’Europa forte e solidale.
C.S.