ROMA – Ci avevano promesso l’Europa dei diritti, ci hanno dato quella dei ricatti. Ogni giorno ci ricattano, per metterci l’uno contro l’altro. Non vuoi rinunciare ai tuoi diritti? Assumiamo al posto tuo dei precari. Non vuoi essere precario? Fuori c’è la fila dei disoccupati. Non vuoi lavorare a meno soldi per più ore? Spostiamo la fabbrica in un altro paese.
Un mercato del lavoro europeo senza regole significa una competizione al ribasso tra paese e paese, tra azienda e azienda, tra lavoratori e lavoratori. Non viene favorito chi produce meglio, chi innova, ma chi schiavizza di più chi riduce tutele e nega dignità. E così, i nostri diritti e i nostri salari continuano a scendere, sempre di più.
Finché i lavoratori e le lavoratrici di diversi paesi europei saranno in competizione tra loro, facendo a gara a chi è più disposto a scendere in basso pur di attrarre capitali, non ci sarà fine al livellamento verso il basso.
Fermiamo l’asta, mettiamo l’Europa al servizio dei suoi cittadini: servono regole europee per mettere un freno allo sfruttamento, servono contratti e salari europei per fermare la delocalizzazione, serve un reddito minimo per permetterci di dire no a chi ci vuole schiavi.
ha collaborato Stanislao Femiano