Il bellissimo libro di Gianni Sofri, “L’anno mancante” (il Mulino, 144 pagine, 12 Euro), sarebbe piaciuto a Leonardo Sciascia, per i motivi che i nostri lettori capiranno tra poco. Sottotitolo: “Arsenio Frugoni nel 1944-45”. Gianni Sofri indaga appunto su Arsenio Frugoni (1914-1970), grande storico del Medioevo, nella cui biografia c’è un anno apparentemente vuoto: dieci mesi o poco più, tra il 1944 e il 1945, come una parentesi nella sua vita, della quale egli stesso si rifiutò sempre di parlare. Ma raccogliendo i ricordi di chi gli era accanto allora, si scopre che nella primavera del 1944 Arsenio Frugoni cominciò a recarsi regolarmente a Gargnano, nel cuore della Repubblica Sociale Italiana di Benito Mussolini; e la cosa non può non stupire, perché Arsenio Frugoni era sicuramente estraneo al fascismo e alla sua cultura. Cercando documenti e interpellando potenziali testimoni, Gianni Sofri – che fu suo allievo ed è amico di sua figlia Chiara – ha seguito a lungo le tracce di Arsenio Frugoni in quel periodo; ha ricostruito il contesto storico dell’“anno mancante”, i rapporti di Arsenio Frugoni con importanti ufficiali tedeschi e quelli con esponenti di un gruppo influente di cattolici bresciani antifascisti. Ne è uscito il ritratto di un uomo di grande coraggio e coerenza.
Gianni Sofri ha insegnato discipline storiche nelle Università di Bologna, Sassari e Bologna-Forlì. Tra i suoi libri: “Il modo di produzione asiatico” (Einaudi, 1969), “Gandhi in Italia” (il Mulino, 1988), “Gandhi e l’India” (Giunti, 1995), “Del fare libri. Mezzo secolo da Zanichelli” (Zanichelli, 2013), “Gandhi tra Oriente e Occidente” (Sellerio, 2015).
Gianni Sofri scrive così (in maniera molto intrigante): “In un giorno di maggio, o forse di giugno, del 1944, il dottor Arsenio Frugoni uscì dalla casa di Solto Collina, in provincia di Bergamo, nella quale abitava con la sua famiglia. Inforcò una bicicletta e pedalò per 125 chilometri: tanti occorreva percorrerne per scendere a Brescia e poi, da lì, raggiungere Gargnano, sul lago di Garda, dove erano richiesti degli interpreti. Qui rimase, sia pure tornando abbastanza regolarmente a Brescia, o a Solto, più o meno per un anno. Come molti ricorderanno, Gargnano era allora (e lo sarebbe rimasto fino all’aprile dell’anno successivo, cioè alla Liberazione) uno dei luoghi più importanti della Repubblica sociale italiana. In una villa abitava Mussolini con buona parte della sua famiglia, in un’altra, molto vicina alla precedente, c’era l’ufficio del duce, sempre lungo la costiera del Garda. Nella vicina Gardone risiedeva l’ambasciatore di Germania in Italia, ora presso la Repubblica sociale. Altri comandi e uffici erano a Salò. E a Gargnano c’era l’Ufficio di collegamento tra l’Alto comando della Wehrmacht e la Repubblica sociale: di fatto, un insieme di ufficiali tedeschi incaricati di controllare ogni giorno (anche due volte al giorno) tutto quello che Mussolini faceva e pensava, chi incontrava, come stava di salute. Naturalmente, con molto rispetto delle forme, da veri gentiluomini”.
E’ in tale scenario che si sviluppa l’avventura di Arsenio Frugoni durante “l’anno mancante”, tra il 1944 e il 1945. L’autore di questo libro la racconta in maniera straordinaria, come sarebbe piaciuto leggerla – si diceva all’inizio – a Leonardo Sciascia, che di indagini e di scrittura se ne intendeva parecchio.
Red. Cro.