Il libro di John Henry Newman, “Apologia pro vita sua” (Jaca Book, 424 pagine, 28 Euro, traduzione di Margherita Guidacci e Giovani Velocci), è forse lo scritto più largamente noto e amato di questo autore, un classico insieme della letteratura e della spiritualità moderne. Stesa di getto in pochi mesi, nella primavera 1864, questa autobiografia singolare e forse anche unica nel suo genere fu non solo suggerita, ma in qualche modo imposta a Newman dalle vicende di una controversia con Charles Kingsley, esponente di spicco del “socialismo cristiano”, il quale aveva avanzato pesanti insinuazioni sull’attaccamento del clero cattolico, e in particolare di Newman, alla verità. La risposta di Newman consistette nell’esposizione lineare ed esattamente documentata dell’evoluzione graduale delle proprie convinzioni religiose, dalla giovinezza all’insegnamento a Oxford, la partecipazione determinante al Movimento Trattariano, infine la conversione alla Chiesa Cattolica: un quadro vivace, ricco di avvenimenti epocali, di incontri memorabili e di riflessioni illuminanti, uno straordinario documento storico e umano che ci consente di entrare in rapporto diretto con una personalità affascinante. L’opera conobbe immediatamente un successo senza precedenti, ed è rimasta da allora un punto di riferimento obbligato per chi voglia ripercorrere le vicende dello spirito europeo nella sua incessante ricerca della Verità, e in primo luogo della Verità religiosa.
John Henry Newman (1801-1890) è stato uno dei massimi pensatori cristiani del XIX secolo. Predicatore anglicano di grande fama, nel 1845, influenzato dai Padri della Chiesa, si fece cattolico, entrando poi nella Congregazione dell’Oratorio e proseguendo la sua opera di teologo, storico, esegeta e profondo pensatore. Nel 1879 Leone XIII lo nominò cardinale come riconoscimento della sua opera di saggista e predicatore. Beatificato nel 2010 da Benedetto XVI, nell’ottobre 2019 è stato canonizzato da Papa Francesco. Enorme l’opera pubblicistica che ci ha lasciato, comprese le trascrizioni dei famosi “Sermoni”, sia anglicani sia cattolici. La casa editrice Jaca Boook ha tempo ne sta ripubblicando le opere, a cura di Bruno Gallo, Fortunato Morrone, Luca Obertello e Giovanni Velocci.
Ecco di seguito una parte dell’omelia di Papa Benedetto XVI in occasione della beatificazione, in data 19 settembre 2010: “Il motto del Cardinale Newman, Cor ad cor loquitur, ‘il cuore parla al cuore’, ci permette di penetrare nella sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità, sperimentata come l’intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il Cuore di Dio. Egli ci rammenta che la fedeltà alla preghiera ci trasforma gradualmente nell’immagine divina. Come scrisse in uno dei suoi forbiti sermoni: ‘l’abitudine alla preghiera, che è pratica di rivolgersi a Dio e al mondo invisibile in ogni stagione, in ogni luogo, in ogni emergenza, la preghiera, dico, ha ciò che può essere chiamato un effetto naturale nello spiritualizzare ed elevare l’anima. Un uomo non è più ciò che era prima; gradualmente… ha interiorizzato un nuovo sistema di idee ed è divenuto impregnato di freschi principi’ (Parochial and plain sermons, IV, 230-231). Il Vangelo odierno ci dice che nessuno può essere servo di due padroni (cfr Lc 16,13), e l’insegnamento del Beato John Henry sulla preghiera spiega come il fedele cristiano si sia posto in maniera definitiva al servizio dell’unico vero Maestro, il quale soltanto ha il diritto alla nostra devozione incondizionata (cfr Mt 23,10). Newman ci aiuta a comprendere cosa significhi questo nella nostra vita quotidiana: ci dice che il nostro divino Maestro ha assegnato un compito specifico a ciascuno di noi, un “servizio ben definito”, affidato unicamente ad ogni singolo: ‘io ho la mia missione – scrisse – sono un anello in una catena, un vincolo di connessione fra persone. Egli non mi ha creato per niente. Farò il bene, compirò la sua opera; sarò un angelo di pace, un predicatore di verità proprio nel mio posto… se lo faccio obbedirò ai suoi comandamenti e lo servirò nella mia vocazione’ (Meditations and devotions, 301-2)”.
Red. Cro.