ROMA – Acli, Inas, Inca e Ital chiedono la soppressione dell’emendamento e scrivono a deputati e senatori. La legge di Stabilità 2016 interviene in modo pesante, per il secondo anno consecutivo, sul Fondo Patronati, proponendo un taglio di 48 milioni di euro. Tale intervento si aggiunge a quello di 35 milioni di euro già stabilito lo scorso anno, risultato di una riduzione dell’enorme cifra inizialmente ipotizzata, ottenuta grazie alla straordinaria mobilitazione, alla sensibilità di tanti Parlamentari e al milione e 180.000 firme dei cittadini che hanno sottoscritto la petizione popolare. In una lettera inviata a senatori e deputati, i presidenti di Acli, Inca, Inas, Ital spiegano le ragioni per le quali chiedono la soppressione della norma che infligge un altro duro colpo alla rete dei patronati, considerando tale ipotesi “intollerabile quanto inspiegabile”.
Il Cepa: Acli, Inas, Inca e Ital denuncia soprattutto il carattere, ancora una volta, strutturale della riduzione delle risorse, con un ulteriore intervento sull’aliquota di alimentazione del fondo che, solo nel prossimo triennio, prevede un taglio del finanziamento, rispetto a quanto si attendeva fino allo scorso anno, di ben 284 milioni di euro per il periodo 2015 – 2018 con conseguenze irrecuperabili sull’assistenza dei cittadini in Italia e all’estero. La situazione risulta ancora più grave se si considera il ritardo cronico che affligge i pagamenti, la riduzione degli acconti e il fatto che l’intervento risulti strutturale, con un’ulteriore riduzione dell’aliquota di alimentazione del fondo.
L’anno scorso, per poter continuare a garantire la tutela a tutti i cittadini, i Patronati d’Italia avevano accolto positivamente la richiesta del Governo di mettere subito in atto una riforma, con la promessa di non ricorrere a tagli ulteriori. Pur consapevoli delle conseguenze organizzative e finanziarie, Acli, Inas, Inca e Ital avevano creduto in una revisione improntata alla razionalizzazione del “sistema”, alla trasparenza nell’utilizzo delle risorse e all’ampliamento dell’attività con interventi territoriali sul welfare. Convinto che tale riforma avrebbe valorizzato competenze e attività, il Cepa ha atteso e sollecitato invano i decreti del Ministero del Lavoro, che dovevano essere emanati entro il 30 giugno scorso, con le indicazioni sull’applicazione del nuovo assetto del sistema. Di tali decreti non c’è traccia e ora si torna a parlare di tagli.
Per salvaguardare l’accesso gratuito alla tutela previdenziale e socio-assistenziale per i cittadini, Acli, Inas, Inca e Ital chiedono ora al Parlamento e al Governo l’annullamento della norma.
Armando Fragnoli