PIGNATARO M. – Dopo che nelle scorse ore è circolata la notizia del licenziamento di un operaio della Nuroll, Giovanni Luca Teratone, per il quale anche le federazioni provinciali delle sigle sindacali più importanti hanno preso posizione, adesso arriva la replica dell’azienda. La Nuroll spa, attraverso una nota stampa che trovate di seguito, spiega le ragioni del licenziamento:
L’operaio della Nuroll S.p.A, non e stato licenziato perché la moglie lavora presso un carcere in cui ci sono stati casi di persone positive al COVID-19, ma perché lo stesso ha cercato di approfittare dell’emergenza in corso, per assentarsi dal lavoro.
In sintesi: il 3.4.20 il suddetto operaio ha chiesto di potersi assentare dal lavoro per alcuni giorni sino all’esito del test cui avrebbe dovuto essere sottoposta la moglie, giustificando tale richiesta con il fatto che la moglie avrebbe dovuto essere sottoposta a tampone il successivo lunedì 6.4.20, perché esposta a rischio di contagio. Nel messaggio inviato al riguardo dall’operaio era, inoltre scritto, che “ci sono delle persone con cui lavora risultate positive, una di queste è in rianimazione”.
Come da normative nazionale e da protocollo aziendale, la Nuroll S.p.A. ha subito posto in atto tutte le misure previste per una simile ipotesi (es. allontanamento del lavoratore con invito a rivolgersi al proprio medico, comunicazione all’apposito numero verde regionale, sanificazione straordinaria del sito).
È, poi, emerso che quanto dichiarato dall’operaio per assentarsi dal lavoro non era vero, perché la moglie non doveva sottoporsi a tampone il lunedì successivo (né in altro giorno) e, come dichiarato dallo stesso nel corso dell’audizione disciplinare, la moglie non era stata a contatto con le persone contagiate del carcere di Secondigliano, tanto da aver continuato a recarsi al lavoro anche dopo la scoperta dei contagi.
Quanto sopra risulta dalla lettera di contestazione, in cui sono riportati anche i messaggi Whatsapp inviati dall’operaio, e dalla lettera di licenziamento.
La Nuroll S.p.A non ha mai considerato negativamente il fatto che la moglie dell’operaio lavorasse in un carcere al centro dell’emergenza e, al contrario, per tale ragione ha dato allo stesso mascherine e scudo in più perché le potesse dare alla moglie, che ne era priva, cosi come ha fornito mascherine in par a tutti i dipendenti perché potessero darle ai propri familiari.C.S.