Marco Travaglio alla “Mostra Internazionale del Libro”: la “Trattativa”, l’intoccabile Napolitano e la stampa asservita

Marco Travaglio alla “Mostra Internazionale del Libro”: la “Trattativa”, l’intoccabile Napolitano e la stampa asservita

TORINO – Al Torino Lingotto Fiere, per il XXVII salone internazionale del libro (8-12 maggio 2014), questo pomeriggio (12 maggio) è arrivato un Marco Travaglio in grandissima forma che, in più di un’ora, ha parlato a ruota libera dei temi trattati nel suo libro (“È Stato la Mafia – tutto quello che non vogliono farci sapere sulla trattativa e sulla resa ai boss delle stragi”) e dei temi dell’attualità politica. Presentato da Lorenzo Fazio (l’editore di Chiarelettere), il vicedirettore de “Il Fatto Quotidiano” non ha lesinato giudizi taglienti verso i politici e la stampa. Il primo a finire al centro dei suoi sferzanti giudizi è stato “un giornale cittadino” (probabilmente “La Stampa”) che avrebbe pubblicato uno speciale di dodici pagine della mostra, senza tuttavia ricordare la presentazione del suo libro.

Parlando della “Trattativa Stato – mafia”del 1992, il giornalista ha stigmatizzato l’atteggiamento dell’opinione pubblica italiana nei confronti del Presidente della Repubblica. “Da quando c’è Napolitano – ha detto Travaglio – viviamo in una sorta di monarchia assoluta. Napolitano è considerato infallibile. Su alcuni giornali ogni cosa che viene fatta da lui è giusta a prescindere. Si è ristabilito il principio dell’ipse dixit che in altri Paesi civili non esiste”. È per questo che, a detta dell’ex redattore de “Il Giornale”, la stampa avrebbe minimizzato la “trattativa” facendola diventare prima un pettegolezzo e poi, di fronte all’evidenza dei fatti, una mossa obbligata.

Gli stessi schieramenti politici hanno “fatto spallucce” di fronte a un evento di una gravità unica (“per molto meno, con lo scandalo ‘Watergate’, Nixon rassegnò le dimissioni”, ha detto Travaglio). Mentre dai fondatori di Forza Italia – ormai quasi tutti sulla via di Beirut – non ci si poteva aspettare niente, il centrosinistra avrebbe potuto intervenire sulla questione. Ma pur facendoci le campagne elettorali sulla legalità, il Partito Democratico non avrebbe assunto una posizione chiara sulla questione. “Questa situazione ha molto a che fare con quello che sta accadendo tra Reggio Calabria e Milano – ha sottolineato il cronista. Oggi la federazione provinciale torinese del Pd ha “coraggiosamente” sospeso Primo Greganti. Dopo tre condanne definitive, infatti, Greganti ancora due settimane fa era al Teatro Carignano per il lancio della candidatura di Chiamparino alle elezioni regionali. Greganti, tesserato dal 2011, continuava a essere quello che era 20 anni fa, il passepartout della “cricca”, per far avere gli appalti alle cooperative rosse”. Inoltre, ha chiosato: “Se Greganti e Frigerio non rappresentavano i loro partiti, ma soltanto loro stessi, perché erano in prima linea a trattare gli appalti dell’Expo?”.

Sull’annuncio del Governo dell’arrivo di una task force contro la corruzione per l’Expo 2015, Travaglio ha attaccato: “Vengono puntualmente annunciate da decenni ogni volta che c’è un’inchiesta, poi puntualmente arrivano personaggi in cerca d’autore. Quattro anni fa il generale Mori e De Donno furono nominati da Formigoni per vigilare sugli appalti dell’Expo 2015. I due personaggi della Trattativa con Vito Ciancimino, della mancata perquisizione del covo di Riina e della mancata cattura di Provenzano (per la quale è stato promosso direttore del Sisde), dovevano “vigilare” sugli appalti? Perché la politica fa scelte del genere? Forse per lo stesso motivo per cui dopo la trattativa e quei due processi hanno ricevuto delle promozioni?”.

Red.

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