Mercoledì 28 gennaio: Carlo Giuffrè in “La lista di Schindler”, drammaturgia di Francesco Giuffrè e Ivan Russo, al Teatro Nuovo di Napoli

Mercoledì 28 gennaio: Carlo Giuffrè in “La lista di Schindler”, drammaturgia di Francesco Giuffrè e Ivan Russo, al Teatro Nuovo di Napoli

NAPOLI – Liberare la figura dell’imprenditore tedesco Oskar Schindler dall’aurea
impostagli dal film è un’impresa da titani. Ricordare il mito senza
mitizzarlo, ma è importante dimenticare il film: cinema che si fa documento
e colpisce allo stomaco imprimendo in generazioni di spettatori una ben
precisa immagine della Shoà.

Francesco Giuffrè riparte da qui, da La Lista di Schindler, in scena al
Teatro Nuovo di Napoli da mercoledì 28 gennaio 2015 alle ore 21.00 (repliche
fino a domenica 1 febbraio), imbarcandosi in un’impresa familiare che ha
come obiettivo quello di rimettere al centro della narrazione l’uomo più che
l’eroe.

Il regista, che firma la drammaturgia con Ivan Russo, affida al padre Carlo
Giuffrè il ruolo del protagonista, e chiede ad altri quattro interpreti,
Valerio Amoruso, Caterina Corsi, Pietro Faiella, Riccardo Francia, di farsi
emanazioni, più che personaggi, della memoria di Oskar.

Presentato da Diana OR.I.S., l’allestimento si avvale delle musiche a cura
di Gianluca Attanasio, le scene di Andrea Del Pinto, i costumi di Sabrina
Chiocchio, il disegno luci di Giuseppe Filipponio, i video di Letizia
D’Ubaldo.

Basata sull’omonimo libro di Thomas Keneally, dal quale è stato ispirato a
sua volta il lungometraggio di Stephen Spielberg, La lista di Schindler è la
rappresentazione della vita post guerra di Oskar Schindler. E’ un viaggio
introspettivo del protagonista, interrogato da un neonazista desideroso
della collaborazione di Schindler per far nascere un quarto reich, nel quale
riaffiorano i ricordi di quel periodo vissuto in precedenza da ufficiale
convinto e devoto agli ideali nazisti. In seguito, assistendo alla mancanza
di umanità e le brutalità che ogni giorno gli si presentano davanti agli
occhi, deciderà di cambiare totalmente modo di vedere le cose, impegnandosi
nel tentativo di salvare questo popolo.

I suoi ricordi si dividono in due parti: di sollievo e soddisfazione, per
quello che è riuscito a fare, ma anche di tormento, poichè l’idea di aver
potuto fare di più non lo abbandona mai, creando un senso d’incompiuto a cui
dare un senso.

“Portare a teatro la sua storia – evidenzia il regista – è un’esigenza del
racconto. Raccontare una storia che ricordi un periodo buio, ma che possa
dare testimonianza della speranza che l’uomo ha la capacità di ribellarsi
alle mostruosità compiute dai suoi simili”.

Oskar Schindler è stato semplicemente un uomo. Un uomo che ha vissuto e
agito in uno dei periodi più assurdi e folli della storia dell’uomo: la
dittatura e l’ideologia nazista. Non ha compiuto un’impresa strepitosa o
inventato chissà quale meraviglia, ma ha semplicemente agito secondo la
propria coscienza.

Ha “semplicemente” salvato la vita di 1200 persone tra uomini e donne, e
questo fa di lui un eroe. “Chi salva la vita di un solo uomo salva tutto il
mondo”. Questa frase, detta a Oskar da Itzhak Stern, suo contabile, fu il
seme che germogliò nel suo animo, l’attimo in cui forse, inconsapevolmente,
decise di opporsi, a suo modo, alla follia che lo circondava.

C.S.

Commenta con Facebook