Mercoledì 6 febbraio: Massimo Ranieri ne “Il gabbiano” di Anton Čechov, per la regia di GIancarlo Sepe, al Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere

Mercoledì 6 febbraio: Massimo Ranieri ne “Il gabbiano” di Anton Čechov, per la regia di GIancarlo Sepe, al Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere

SANTA MARIA CV –

Mercoledì 6 febbraio 2019, ore 21.00

Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere

Info 0823799612

Diana Or.i.s e RaMa 2000

presentano

Massimo Ranieri 

in 

Il gabbiano 

di Anton Čechov 

con

Caterina Vertova, Pino Tufillaro, Federica Stefanelli

Martina Grilli, Francesco Iacopo Provenzano

scene e costumi Umberto Bertacca

musiche Harmonia Team

disegno luci Maurizio Fabretti

adattamento e regia Giancarlo Sepe

Mercoledì 6 febbraio, alle ore 17.30, Caterina Vertova sarà ospite alla Libreria Spartaco (in via Martucci 18, Santa Maria Capua Vetere) per un incontro con il pubblico condotto dalla giornalista Tiziana Di Monaco.

Un affascinante incontro fra due protagonisti assoluti del teatro italiano, Massimo Ranieri e Giancarlo Sepe, che per la prima volta insieme metteranno in scena uno dei testi teatrali tra i più noti e rappresentati di sempre. 

Una grande produzione, un allestimento imponente, 11 attori di ottimo livello recitativo, in un nuovo e rivoluzionario adattamento di Giancarlo Sepe. La storia di Treplev, scrittore incompreso, del suo amore per Nina, il suo rapporto di odio/amore con la madre Irina, un’anziana e famosa attrice, e poi tutti gli altri splendidi personaggi con le loro intense storie scritte magistralmente dal giovane Čechov, rivivranno in questo originale spettacolo. Una pietra miliare del Teatro mondiale in un’inedita grande edizione. 

Alla prima uscita de Il gabbiano l’insuccesso fu pieno. L’autore già reduce da un altro tonfo alla prima di IVANOV (che si tramutò in un successo in un’altra città), era incredulo, stentava a capire cosa fosse successo. 

La sua precoce affermazione con i suoi racconti (amati da Tolstoj) pubblicati in riviste letterarie e no gli aveva alienato le simpatie della critica che lo tacciava di arroganza e iattanza: Anton faceva una vita ritirata, non frequentava i salotti e faceva il medico, aiutando la povera gente. 

Amava più di ogni altra cosa la sua solitudine, arrivò a dire: vorrei incontrare una donna nella mia vita, bella come la luna, e come la luna che si affacci di tanto in tanto, anzi sarebbe meglio che vivesse in un’altra città. 

Cechov voleva capire il perché dell’insuccesso de Il gabbiano e chiama l’unica persona affidabile, un critico musicale di origine francese che non aveva di che essere geloso e rivendicativo, un uomo dalla cultura imperante nella Russia del secolo, la cultura francese, un uomo che conosceva l’eterna armonia dei sentimenti, anche di quelli apparentemente contrastanti, Marcel, questo il suo nome, legge davanti a Cechov il suo testo e alla fine si sprigiona in un’esegesi, un’analisi spregiudicata del testo e la messinscena parte come una emanazione spontanea dalle sue parole che diventano battute del testo e frasi di canzoni meravigliose di cui lui solo ne possiede il segreto interpretativo. 

Musica e Cechov un connubio che sa di favola e di miracolo, la commedia arriva a toccare il suo cuore come quando l’aveva scritta.  

Giancarlo Sepe

Commenta con Facebook