Mozzarella adulterata al caseificio “Cantile”: il pm chiede rinvio a giudizio per 12 persone

Mozzarella adulterata al caseificio “Cantile”: il pm chiede rinvio a giudizio per 12 persone

SPARANISE – Entra nel vivo l’inchiesta sulla mozzarella Dop adulterata che ruota intorno ai proprietari del caseificio “Cantile” di Sparanise (leggi qui). La prossima settimana gli indagati si ritroveranno, alla presenza dei rispettivi legali, davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il sostituto procuratore, dottoressa Federica D’Amodio, infatti, avrebbe chiesto il rinvio a giudizio per Guido Cantile, Luigiantonio Cantile, Pasquale Cantile, Assunta Di Caprio, Agostino Verde, Luigi Cammisa, Antonio Di Feo, Giuseppina Genovese, Luigi Bacco, Ileana Micillo, Paola Mormile e Amedeo Fasulo.

Le accuse sono – a vario titolo – di associazione per delinquere, rivelazione di segreto d’ufficio continuato, frode nell’esercizio del commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, vendita di prodotti industriali con segni mendaci, commercio di sostanze alimentari nocive, falso ideologico, rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, lesioni colpose conseguenti a infortuni sul lavoro, violazione di sigilli e smaltimento illecito di rifiuti.

I Cantile, padre e figli, sarebbero i promotori dell’associazione a delinquere che avrebbe reiterato negli anni diversi illeciti, con il contributo di alcuni dipendenti e collaboratori dell’azienda, nonché con la complicità e connivenza di veterinari dell’Asl (Verde e Cammisa). Questa organizzazione avrebbe realizzato un sistema ben collaudato negli anni, che le avrebbe consentito di raggiungere importanti traguardi economici, a discapito delle più elementari norme di sicurezza dei lavoratori e di tutela della salute pubblica. Proprio da un incidente sul lavoro, costato le dita di una mano ad un operaio del caseificio di Saparanise, sarebbe partita l’inchiesta della Procura sammaritana che avrebbe portato a scoperchiare un vaso di Pandora, dalla adulterazione di alimenti (al latte di bufala veniva abitualmente miscelato latte vaccino), all’utilizzo di partite di latte e di cagliata, spesso molto scadenti, acquistate in Francia, Polonia e Ungheria.

Red. Cro.

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