Nasce a Calvi una associazione di volontariato per l’assistenza ai disabili. Si chiamerà “Granello di senape”

Nasce a Calvi una associazione di volontariato per l’assistenza ai disabili. Si chiamerà “Granello di senape”

CALVI R. – Nasce a Calvi Risorta una nuova Associazione di volontariato, “Granello di Senape”. Perchè Granello di Senape? La risposta è nella parabola del granello di senape, una parabola di Gesù. Nel vangelo di Marco si legge: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra.» Ed è quello che l’Associazione si propone: far emergere le potenzialità esistenti in ognuno, rispettandone le differenze ed inserirle in un progetto di vita più ampio. Infatti, l’Associazione, “senza fini di lucro, si riconosce nei principi della giustizia sociale ed economica, del dialogo interculturale e nei valori di una società democratica, in cui vengono valorizzate le differenze, tutelati i diritti umani e civili e le diversità delle espressioni culturali”. Obiettivo primario è l’assistenza, l’inserimento sociale e la formazione culturale e professionale delle persone che versano in condizioni disagiate e dei disabili. Con lo slogan: “La diversità non è un mondo a parte, ma parte del mondo”, si vuole denunciare le innumerevoli difficoltà in cui versano le categorie più deboli.
La nostra è una società che purtroppo emargina le persone con problemi. Non c’è una vera cultura della diversità e si finisce per relegarla, anche inconsapevolmente, ai margini del sociale. Non solo i disabili, ma anche le famiglie si trovano sempre più spesso da sole ad affrontare i problemi quotidiani e ciò contribuisce alla chiusura, alla consapevolezza che nessuno può o vuole fare niente. All’emarginazione culturale e sociale si aggiunge il disagio causato dalle numerose barriere architettoniche, i diversamente abili sono fortemente penalizzati, e di fatto, emarginati da alcuni contesti.
Non ci si rende conto che alcune azioni che si svolgono quotidianamente nella normalità possono risultare ostacoli insormontabili per altre persone. Il gradino di un marciapiede, ad esempio,che sembra insignificante per chi può usare le gambe, diventa un muro se si prova ad affrontarlo con una carrozzina. Gli scivoli che dovrebbero consentire il passaggio di una carrozzina spesso sono inadeguati e diventano parcheggi improvvisati per automobilisti senza scrupoli. Il disabile è costretto allora a chiedere aiuto e non è piacevole, soprattutto per chi fa dell’autonomia e dell’indipendenza il proprio credo.
Inoltre non tutti i negozi hanno predisposto nei loro esercizi lo scivolo impedendo ai disabili l’accesso. Eppure la legge n.13 stabilisce “che tutte le strutture costruite dal 1989 in poi devono essere prive di barriere architettoniche, mentre per gli edifici costruiti prima di quella data esistono dei contributi per incentivarne l’abbattimento”. Tuttavia, non si capisce per quale motivo i locali commerciali di recente apertura non si siano adeguati a questa legge ed ancor meno chiaro è il motivo per il quale l’amministrazione comunale continui a dare autorizzazioni ad edifici non a norma. Si ricorda che anche la legge quadro 104/92 all’art.24 prevede che “tutte le opere realizzate negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico in difformità dalle disposizioni vigenti in materia di accessibilità e di eliminazione delle barriere architettoniche, nelle quali le difformità siano tali da rendere impossibile l’utilizzazione dell’opera da parte delle persone handicappate, sono dichiarate inabitabili e inagibili. Il progettista, il direttore dei lavori, il responsabile tecnico, ciascuno per la propria competenza, sono direttamente responsabili e puniti con una salatissima ammenda e con la sospensione dai rispettivi albi professionali per un periodo compreso da uno a sei mesi.” Insomma, come spesso accade, le leggi esistono ma non vengono rispettate. Non è possibile che siano loro a doversi adeguare al paese e non il paese a loro. Anche nella legge di stabilità si continua a parlare di fondi erogati a loro favore, di agevolazioni fiscali, sussidi, ma sono solo parole, di fatto finiscono nel dimenticatoio. I disabili non sono forse cittadini con gli stessi diritti? Nel loro piccolo, chiedono solamente di essere ascoltati e non si può fare finta di non vederli! Ma purtroppo, manca ancora la sensibilità e una reale coscienza di quelli che dovrebbero essere i diritti di cittadinanza di una persona con disabilità.

Luciana Antinolfi

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