Per la rubrica “Io speriamo che me la cavo”: parliamo del piano edilizia scolastica del governo Renzi

Per la rubrica “Io speriamo che me la cavo”: parliamo del piano edilizia scolastica del governo Renzi

Con l’emanazione dei DPCM del 13 giugno e del 30 giugno 2014 e la pubblicazione degli elenchi dei Comuni beneficiari degli interventi, il piano del Governo sull’edilizia scolastica comincia a passare dalla dimensione degli annunci a quella dei fatti verificabili. Sono finalmente definite cifre e finanziamenti e indicati i Comuni interessati agli interventi.

La realtà si rivela ancora molto lontana dagli annunci e dalle slide (la cifra annunciata dal Presidente del Consiglio è di 3,5 miliardi) delle diverse conferenze stampa, tuttavia i dati forniti permettono interventi di verifica e controllo e l’attivazione di forme di partecipazione e di contrattazione sociale territoriale finalizzate a rendere gli interventi il più rispondenti possibile alle esigenze sociali ed educative.

La cifra complessiva di finanziamento del piano è di 1 miliardo e 94 milioni per interventi che riguarderanno 20.845 edifici scolatici. La cifra totale dell’investimento è il risultato della somma di tre tipi di intervento: 244 milioni per la costruzione di nuovi edifici scolastici o di rilevanti manutenzioni (piano scuole nuove), 400 milioni per la messa in sicurezza (piano scuole sicure) e 450 per il decoro e la piccola manutenzione (piano scuole belle). La cifra totale disponibile è composta da 244 milioni stanziati dai Comuni e liberati dal patto di stabilità e da 510 milioni provenienti dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), deliberati dal Cipe il 30/6/2014, di cui 400 milioni per progetti per la messa in sicurezza e 110 milioni per il ripristino del decoro.

I 244 milioni per la costruzione di nuove scuole sono il risultato dello sblocco del patto di stabilità per gli interventi di edilizia scolastica: i Comuni la cui domanda è stata accolta potranno spendere le risorse già stanziate nel biennio 2014/15 fuori dai vincoli del patto di stabilità. L’esclusione dal patto di stabilità (art.48 DL 66 del 24/4/2014) riguarda le spese sostenute dai Comuni per interventi di edilizia scolastica nel limite massimi di 122 milioni per ciascuno degli anni 2014 e 2015. Si tratta, quindi, di liberazione di risorse circoscritta nel tempo e nelle entità finanziarie annue che, al momento, impedisce la programmazione di piani pluriennali di intervento. I DPCM del 13/6/2014 e del 30/6/2014 indicano i Comuni beneficiari e l’importo dell’esclusione dal patto di stabilità.

Le tabelle indicano 404 interventi in corso o che stanno partendo. Non sono al momento stati pubblicati dal MIUR gli elenchi delle 4.400 richieste dei sindaci (hanno segnalato su richiesta del Presidente del Consiglio possibili interventi immediatamente cantierabili e finanziati con fondi propri), indispensabili per verificare con quali criteri sono state scelti i Comuni, né è stata realizzata la consultazione della Conferenza Stato Regioni sui criteri di individuazione dei Comuni come previsto dalla legge di conversione del DL 66/201. Ai sindaci esclusi il Governo promette nuove possibilità con il prossimo Documento programmatico di economia e finanza e con i mutui in fase di attivazione con oneri a totale carico dello Stato. I 400 milioni per la messa in sicurezza delle scuole (2.480 interventi del valore medio di circa 160.000 euro) deliberati dal Cipe provengono dal FSC 2007/13, sono risorse connesse alla precedente programmazione dei fondi europei e non spese. Saranno utilizzate per finanziare le richieste ancora non soddisfatte presenti nelle graduatorie formulate a seguito dello stanziamento di 150 milioni nel Decreto del Fare. Entro il 30 ottobre 2014 dovranno essere registrate le delibere di Comuni e Province e aggiudicati gli appalti.

I 450 milioni annunciati per gli interventi per decoro, ripristino funzionale e piccola manutenzione sono costituiti solo in parte da risorse certe e disponibili: 110 milioni inseriti nella delibera del Cipe. Le risorse necessarie per arrivare ai 450 milioni annunciati sono ancora in attesa di essere sbloccate e dovrebbe trattarsi di recupero di fondi europei.

In assenza di un quadro chiaro circa l’utilizzazione delle risorse dei piani precedenti (riprogrammazione PAC per le regioni convergenza o altri piani in precedenza finanziati) non si può escludere che parte dei 510 milioni deliberati dal Cipe sia un puro e semplice recupero di fondi già stanziati e non spesi e che le scuole allora coinvolte nei medesimi siano in qualche modo recuperate con le nuove destinazioni.

Il quadro ancora non sufficientemente chiaro delle risorse effettivamente disponibili e l’insufficienza delle informazioni necessarie per il controllo della trasparenza dei criteri di ripartizione delle risorse nei territori esigerebbe un intervento di verifica e controllo.

A livello nazionale sarebbe opportuna la pubblicazione di tutti i dati e delle informazioni utili alla comprensione e alla valutazione delle scelte operate dal Governo, mentre a livello territoriale è necessario, valutare la corrispondenza tra la somma assegnata e l’intervento programmato.

A cura FLCGIL – D.S.Giacomo Coco

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