CALVI R. – Dopo mesi di attesa, finalmente sono arrivati i risultati delle analisi effettuate dall’Arpac di Caserta sui rilievi campionati nella discarica ex Pozzi. Nella relazione firmata dal professore Andrea Buondonno e inviata alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, vengono riportati dati tutt’altro che rassicuranti (come è possibile leggere nella relazione che riportiamo integralmente in fondo alla pagina). Secondo i tecnici, in 13 casi (su 24 campioni) è stata riscontrata la presenza di “rifiuti speciali pericolosi”: zinco, piombo, acido ftalico, clorometano, cromo 6, idrocarburi pesanti, Pcb. Lo stesso Buondonno, che pur in un primo momento aveva invitato a non creare allarmismi, riporta che alcune sostanze (come ad esempio lo zinco), seppur indispensabili all’alimentazione umana, in dosi massicce si trasformano in elemento nocivo che può favorire l’insorgere di carcinomi. Inoltre, a conclusione della relazione, il docente sottolinea che “è necessario provvedere alla rimozione e messa in sicurezza dei rifiuti, a partire da quelli più pericolosi contenenti Cromo o Clorometano”.
Mentre il dossier redatto dal “Comitato per l’Agro Caleno: No Centrale a Biomasse” finisce davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, nell’opinione pubblica locale ci si interroga ancora una volta sugli effetti che stanno avendo e che hanno avuto i rifiuti interrati nell’area industriale che abbraccia i comuni di Calvi Risorta e Sparanise, soprattutto alla luce dell’immobilità delle istituzioni che dovrebbero tutelare la salute pubblica. In molti ricorderanno che non più tardi di due mesi fa, di fronte alle parole raggelanti dei vertici della Guardia Forestale e le immagini dei ritrovamenti, l’Europarlamentare del Pd Pina Picierno si affrettò a buttare acqua sul fuoco minimizzando la portata del pericolo (leggi qui). Segnando il punto più alto di una campagna politica volta a criticare i cosiddetti “allarmisti” – tra i quali i tantissimi cittadini scesi in strada e i giornalisti originari della zona e non (da Salvatore Minieri a Sandro Ruotolo, soltanto per citarne alcuni) – che avevano dato risonanza a quella che gli stessi inquirenti hanno definito la “discarica più grande d’Europa”. Una attività di insabbiamento del caso dalla quale alcuni amministratori locali presero le distanze (leggi qui) mentre altri, sulla falsa riga dell’esponente sidicina del Partito Democratico, l’hanno portata avanti bollando il lavoro della stampa e del Comitato (e indirettamente quello degli inquirenti) come “inutile sensazionalismo”. Dopo questo ulteriore step della magistratura, le istituzioni competenti finalmente decideranno in che modo tutelare la salute pubblica?