Nonostante l’interdittiva, per la “Fiera Agricola 2014” arrivano altri patrocini di Amministrazioni provinciali

Nonostante l’interdittiva, per la “Fiera Agricola 2014” arrivano altri patrocini di Amministrazioni provinciali

PASTORANO – Gli uomini del presidente dell’Amministrazione provinciale di Caserta, il molto onorevole “don” Mimì Zinzi da Marcianise, godono di una fortuna sfacciata nella sfortunatissima Terra di Lavoro. Prendete il caso eclatante del consigliere provinciale di maggioranza, Antimo Caturano: organizza iniziative economiche con incontrastato successo a Pastorano, avvalendosi del patrocinio di pubbliche amministrazioni nonostante sia stato colpito da interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Caserta. È avvenuto così anche con la recente “Maestri in fiera – mostra dell’artigianato”, svoltasi dal  6 al 15 dicembre 2013 con il patrocinio – tra gli altri – della Camera di commercio e della Provincia di Caserta, della Regione Campania e del Comune di Pastorano, il cui sindaco Giovanni Diana (di mestiere ispettore capo della Polizia di Stato, ufficiale di polizia giudiziaria) ha ammesso candidamente e pubblicamente di aver dato il suo assenso alla manifestazione di Antimo Caturano pur essendo consapevole dell’esistenza dell’interdittiva antimafia. Vabbè,  è il “modello Caserta”.

Più si scava e più cresce lo scandalo. Per la prossima “Fiera agricola”, in programma sempre nel polo fieristico della famiglia Caturano a Pastorano dal 24 al 27 aprile 2014, bisogna aggiungere – oltre a quello delle pubbliche amministrazioni sopra elencate – il patrocinio delle Amministrazioni provinciali di Benevento, Isernia e Salerno e del Comune di Caiazzo. E affidiamo volentieri alle Autorità competenti l’incombenza di trovare l’elenco completo del patrocinio di tutte le manifestazioni della famiglia Caturano, a cominciare dalla “Fiera agricola2013”, quando era già vigente l’interdittiva antimafia. Iniziative sempre con la presenza e la benedizione del molto onorevole don Mimì Zinzi da Marcianise, i cui protetti sembrano non temere in provincia di Caserta le conseguenze delle interdittive antimafia, provvedimenti prefettizi che a quanto pare non sono idonei per impedire alle pubbliche amministrazioni – nemmeno a quelle che hanno al loro vertice, come Pastorano (sindaco il già citato Giovanni Diana), soggetti che di mestiere sono ispettori della Polizia di Stato – di dare man forte alla molto discussa famiglia Caturano.

Come è noto, l’esistenza dell’interdittiva antimafia è stata scoperta dal blog di giornalismo investigativo “Pignataro Maggiore News” che ha dedicato alla vicenda un articolo a firma “Rosa Parchi” pubblicato in data 11 ottobre 2013, con il titolo: “TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE (ZINZI): IL CONSIGLIERE PROVINCIALE ANTIMO CATURANO COLPITO DA INTERDITTIVA ANTIMAFIA”.

Per chi si fosse aggiunto solo recentemente alla schiera dei nostri affezionati lettori, riportiamo di seguito integralmente l’articolo appena richiamato.

PASTORANO – L’imprenditore Antimo Caturano risulta essere colpito da interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Caserta in data 3 dicembre 2012. Si tratta di una notizia di grande rilevanza non solo per la pervasiva potenza economica dispiegata (anche nell’Agro caleno, a Pastorano) dal gruppo imprenditoriale Caturano, ma anche per il mondo politico di Terra di Lavoro. Antimo Caturano, infatti, è consigliere provinciale di maggioranza, uno degli uomini più vicini al presidente dell’Amministrazione provinciale di Caserta, il molto onorevole don Mimì Zinzi da Marcianise. Con Antimo Caturano, sono stati colpiti da interdittiva antimafia Luigi Caturano e Giovanni Sferragatta, tutti e tre residenti a Maddaloni dove sono nati rispettivamente nel 1978, nel 1969 e nel 1963, impegnati nel “Consorzio Free Services” (società di capitali), avente sede legale a Maddaloni e ufficio amministrativo e sede operativa a Pastorano, attività di trasporto merci su strada, consulenza imprenditoriale, amministrativo-gestionale e pianificazione aziendale. Insomma, i Caturano sono universali.

Il “Consorzio Free Services” è stato costituito il 22 aprile 2005 e dal 2 marzo 2010 i consorziati sono “Tracal srl”, “Caturano autotrasporti srl” e Nuova S.G.A. Srl”; presidente del comitato direttivo è Antimo Caturano, consiglieri Luigi Caturano e Giovanni Sferragatta.

Naturalmente, i tre citati soggetti colpiti da interdittiva antimafia – assistiti dagli avvocati Antonio Ricciardelli e Luigi Ricciardelli – hanno presentato ricorso al Tar della Campania di Napoli, in data 3 maggio 2013, chiedendo l’annullamento e nel frattempo anche la sospensione cautelare dell’interdittiva antimafia. Ma la prima sezione del Tribunale amministrativo regionale della Campania ha respinto l’istanza cautelare con un’ordinanza depositata in segreteria il 19 giugno 2013, “ritenuto – si legge tra l’altro nel documento – che le censure dedotte non appaiono di sicuro fondamento, per cui nella presente fase cautelare sembrano piuttosto prevalenti gli interessi pubblici sottesi all’emanazione della determinazione impugnata”. Quindi Giovanni Sferragatta, Luigi Caturano, Antimo Caturano e il “Consorzio Free Services” si sono rivolti al Consiglio di Stato che con ordinanza depositata il 30 agosto2013 haaccolto l’appello, ma “(…) al solo fine di disporre (…) che il Tar provveda alla fissazione dell’udienza con priorità”. Udienza del Tar già fissata per il 15 gennaio 2014. Intanto, l’interdittiva antimafia è da ritenersi pienamente operante, anche nei confronti del consigliere provinciale Antimo Caturano, che però fa finta di nulla. Vediamo se con lui ora faranno finta di nulla tutti i consiglieri provinciali di maggioranza e di opposizione, gli assessori e il presidente don Mimì Zinzi. Si legge tra l’altro nell’ordinanza del Consiglio di Stato: “ (…) dagli elementi acquisiti non emerge una manifesta infondatezza del convincimento espresso negli atti impugnati in primo grado, circa l’assoggettamento della ditta ricorrente al pericolo di infiltrazioni mafiose (…) tuttavia non si può dire neppure che il ricorso della parte interessata sia, a sua volta, manifestamente infondato (…) nella valutazione comparativa degli interessi contrapposti, sembra doversi dare maggior rilievo all’interesse pubblico e quindi mantenere fermi, allo stato, gli effetti degli atti impugnati in primo grado”.

Dall’analisi degli atti e in particolare dell’elenco dei resistenti nel giudizio, si apprende che questa articolazione dell’enorme potere degli zinziani Caturano (appunto il “Consorzio Free Services”) è riuscita addirittura a intrecciare i propri destini con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, fino a che il rapporto non si è dovuto per forza interrompere per l’interdittiva antimafia prefettizia. Pubblichiamo in coda a questo articolo le due ordinanze sopra citate, quella del Tar della Campania di Napoli del 19 giugno 2013 e quella del Consiglio di Stato del 30 agosto 2013.

 

L’articolo dell’11 ottobre 2013 finisce qui. Ora attendiamo che si accendano i riflettori della magistratura sulla strano caso delle interdittive antimafia che – se si tratta di dare il patrocinio agli amici di Zinzi – non spaventano nessuno. E desideriamo richiamare anche l’attenzione dei gruppi parlamentari che si sono occupati degli affari della famiglia Caturano con varie interrogazioni parlamentari, come quella presentata in data 8 ottobre 2013 dal deputato del “Movimento 5 Stelle” Michele Dell’Orco e firmata anche da altri sette deputati dello stesso gruppo, Matteo Dall’Osso, Maria Edera Spadoni, Mirella Liuzzi, Cristian Iannuzzi, Paolo Nicolò Romano, Mara Mucci e Diego De Lorenzis. Interrogazione parlamentare di cui ha dato notizia “Pignataro Maggiore News” con un articolo a firma “Rosa Parchi” pubblicato il 26 dicembre 2013, con il titolo “RIFIUTI E CAMORRA: LA FAMIGLIA CATURANO CITATA IN UNA RECENTE INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DI OTTO DEPUTATI DEL “MOVIMENTO 5 STELLE”.

Anche in questo caso, riportiamo di seguito integralmente l’articolo appena richiamato.

 

PASTORANO – Riflettori sempre accesi sulla potente famiglia di imprenditori Caturano (che risultano essere colpiti da interdittiva antimafia) anche a seguito della presentazione del libro di Paolo De Chiara “Il Veleno del Molise – Trent’anni di omertà sui rifiuti tossici” (Falco Editore), organizzata il 21 dicembre 2013 aPastorano dal giornalista Davide De Stavola, direttore di www.caleno24ore.it, e che ha visto la partecipazione dell’autore del volume e dei giornalisti Salvatore Minieri ed Enzo Palmesano. Un libro in cui sono ampiamente citati i Caturano, pure con riferimento ad alcune interrogazioni parlamentari degli anni passati. L’eco suscitata dalla presentazione del coraggioso libro-denuncia ha spinto alcuni colleghi giornalisti a segnalarci una nuova interrogazione parlamentare a risposta scritta la numero 4-02080, depositata alla Camera martedì 8 ottobre 2013, seduta numero 92, dal deputato del “Movimento 5 Stelle” Michele Dell’Orco e firmata anche da altri sette deputati dello stesso gruppo, Matteo Dall’Osso, Maria Edera Spadoni, Mirella Liuzzi, Cristian Iannuzzi, Paolo Nicolò Romano, Mara Mucci e Diego De Lorenzis.

Pubblichiamo di seguito il testo integrale del documento in cui sono citati ancora una volta i Caturano:

 

DELL’ORCO, DALL’OSSO, SPADONI, LIUZZI, CRISTIAN IANNUZZI, PAOLO NICOLÒ ROMANO, MUCCI, DE LORENZIS. —Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
lunedì 16 settembre 2013 è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare a Maria Rita Lorenzetti, presidente di ITALFERR, una società di ingegneria del gruppo Ferrovie dello Stato, ordinanza poi revocata dal GIP grazie al venir meno del pericolo di reiterazione del reato dovuto alle dimissioni della Lorenzetti dalla sua carica di presidente. Nel revocare gli arresti domiciliari alla Lorenzetti il GIP ha specificato che «permangono gli indizi del quadro indiziario ma vengono meno le esigenze cautelari».
l’ordinanza era stata emessa per l’inchiesta sul passante ferroviario di Firenze dell’alta velocità; nell’ordinanza di cui sopra, sono stati decisi anche gli arresti domiciliari per Furio Saraceno, presidente di NODAVIA S.c.p.A. di Castelnuovo di Sotto (RE), società controllata dalla società cooperativa COOPSETTE con sede sempre a Castelnuovo di Sotto (RE), ed è stata adottata la misura interdittiva di due mesi dallo svolgimento di attività per società ed enti di appartenenza a carico di 3 dirigenti proprio della COOPSETTE;
Il GIP del tribunale di Firenze, nella ordinanza, ipotizza il rischio di reiterazione del reato e parla di un: «articolato sistema corruttivo per cui, ognuno nel ruolo al momento ricoperto, provvede all’occorrenza a fornire il proprio apporto per conseguimento del risultato di comune interesse, acquisendo meriti da far contare al momento opportuno per aspirare a più prestigiosi incarichi, potendo contare sul fatto che i relativi effetti positivi si riverbereranno, anche se non nell’immediato, sui componenti della squadra medesima sotto forma anche di vantaggi di natura economica. In questa cornice, che prevede la contestuale ripartizione dei funzionari pubblici interessati ai procedimenti amministrativi di interesse, in amici e nemici, sono stati rilevati scambi di favore di varia natura».
secondo l’accusa la Lorenzetti avrebbe agito «mettendo a disposizione le proprie conoscenze personali, i propri contatti politici e una vasta rete di contatti grazie ai quali era in grado di promettere utilità ai pubblici ufficiali avvicinati, nell’interesse e a vantaggio della controparte NODAVIA e COOPSETTE (che si sono aggiudicate l’appalto) da cui poi pretendeva favori per il marito nell’ambito della ricostruzione dell’Emilia»;
l’inchiesta di Firenze, oltre a vedere coinvolta direttamente la cooperativa reggiana COOPSETTE, poggia le sue basi su un accertamento della Forestale, poi proseguita dai carabinieri del Ros di Firenze, sullo smaltimento abusivo dei rifiuti di scavo, che vede interessata la società vincitrice dell’appalto, appunto la NODAVIA;
secondo la procura di Firenze, il trasporto dei rifiuti, dopo un giro di contratti gonfiati e fondi neri, era gestito da un’azienda, la VECA SUD (Caserta) «strettamente legata» al clan camorristico dei Casalesi e alla famiglia Caturano. Secondo gli inquirenti «appare assolutamente necessario comprendere se vi siano accordi occulti fra il general contractor NODAVIA o il suo socio di maggioranza COOPSETTE, che di fatto dirige la gestione dell’appalto, e la medesima VECA SUD».
la cooperativa COOPSETTE usa abitualmente, nei suoi cantieri in Liguria, come proprio fornitore, la ECO-GE SRL, con sede a Genova, oggetto di una misura interdittiva antimafia;
la cooperativa COOPSETTE ha affidato lavori nei cantieri post terremoto alla società BIANCHINI COSTRUZIONI Srl di San Felice sul Panaro (MO), finita al centro di indagini per i residui di amianto che pare abbia intenzionalmente smaltito nei cantieri, come a Reggiolo, nel giardino delle nuove scuole, in un appalto della cooperativa;
il prefetto di Modena ha negato l’iscrizione della società BIANCHINI COSTRUZIONI nella cosiddetto white list o «lista di merito», istituita presso le prefetture come previsto dall’articolo 5-bis del decreto-legge 6 giugno 2012 n. 74, introdotto dalla legge di conversione 1o agosto 2012 n. 122, come modificato dal decreto-legge 174 del 2012; nel documento di diniego, firmato dalla prefettura modenese, si parla di «tentativi di infiltrazione mafiosa da parte della criminalità organizzata»;
risulta inoltre che la società BIANCHINI COSTRUZIONI abbia rapporti con le potenti cosche del Crotonese da decenni radicate tra Modena, Reggio Emilia e Parma. Tra i dipendenti «assunti nel periodo immediatamente successivo al terremoto» spuntano nomi e cognomi di pregiudicati legati alle ’ndrine o frequentatori dei «Mammasantissima»;
da quanto sopra riportato risulta, da parte della cooperativa COOPSETTE, una continua e reiterata collaborazione con società che si suppone in qualche modo legate alla criminalità organizzata o a rischio infiltrazione mafiosa –:
se risultino elementi interdittivi a carico della società cooperativa COOPSETTE di Castelnuovo di Sotto (RE) e delle controllate, partecipate, subappaltanti e/o comunque riconducibili alla Coopsette presso la Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia o se, sentite le competenti prefetture, le stesse risultino attualmente iscritte negli elenchi delle cosiddette White Listitaliane o abbiano eventualmente inoltrato richiesta di iscrizione;
se il Ministro non ritenga che la continua e reiterata collaborazione di Coopsette con società che si suppone in qualche modo legate alla criminalità organizzata o a rischio infiltrazione mafiosa, possa costituire motivo di esclusione e sospensione dagli appalti pubblici anche della stessa Coopsette, almeno fino a chiusura delle indagini;
se ci siano state altre società, oltre quelle citate in premessa, tra le controllate, partecipate, subappaltanti e/o comunque riconducibili alla cooperativa COOPSETTE nell’arco degli ultimi 5 anni, che abbiano visto negarsi l’iscrizione nelle white list prefettizie o su cui attualmente siano emersi elementi interdittivi registrati nella Banca dati nazionale unica della documentazione antimafia”.

Fin qui l’interrogazione parlamentare del “Movimento 5 Stelle”, che si occupa tra l’altro dei devastanti intrecci tra rifiuti e camorra. Ora attendiamo la risposta del ministro dell’Interno”.

È davvero tutto, cari lettori. Per ora. Buon 2014 con le inchieste giornalistiche di “Pignataro Maggiore News”.

Ordinanza del Tar Campania

http://pignataronews.myblog.it/media/02/01/2004620253.txt

Ordinanza del Consiglio di Stato

http://pignataronews.myblog.it/media/01/01/2607055314.txt

Rassegna stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

 

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