PIGNATARO M. – E alla fine, la bugia scritta sulla relazione antimafia nel 2004 esplode come una mina sotto la sedia dell’ex senatore forzista, Emiddio Novi, sabato sera in visita a Pignataro Maggiore per presentare un suo libro sul potere delle lobby bancarie.
Serata di cartello, presso l’associazione culturale “Circolo Unione” di piazza Umberto I. La sala conferenze era gremita, ma Novi non aveva previsto che potessero coincidere due contestazioni nella città che si conferma tra le più critiche e reattive della provincia casertana.
La prima, quella dei ragazzi di Tempo Rosso, 16 dei quali l’ex senatore denunciò, di concerto con l’allora sindaco sparanisano Antonio Merola, per la loro contestazione al congresso di Forza Italia a Sparanise la sera del 24 febbraio 2002.
La fase processuale è durata più di sette anni, e ha dimostrato quanto fosse infondata la richiesta di Novi e Merola: i militanti di Tempo Rosso sono stati tutti assolti.
Più critica, invece, la situazione all’interno della sala conferenze, dove, alle domande del giornalista Salvatore Minieri, l’ex senatore berlusconiano non ha saputo rispondere, se non scaricando le colpe su ex prefetti e suoi rinnegati amici di partito. Nel 2004, infatti, Emiddio Novi faceva parte di quella Commissione Antimafia che scrisse testualmente sulla relazione ufficiale: “…a Pignataro Maggiore, nella villa confiscata al boss Raffaele Ligato senior si sta realizzando una caserma per la Tenenza di Finanza e una stazione per i Carabinieri…”.
Alla domanda del giornalista: “Senatore, ci spiega come mai scrisse sulla relazione del 2004 che nella villa del boss Ligato era in costruzione una caserma della Finanza e una dei Carabinieri? Lei era in Commissione Antimafia, come mai non sapeva che in quella villa c’era ancora qualche esponente della famiglia Lubrano-Ligato a coltivare i terreni contigui?”.
Gelo nella sala e balbettio preoccupante dell’ex senatore ed ex membro dell’Organo Antimafia del Governo che, con una risposta ha aperto scenari inquietanti. “Non so – ha risposto Novi – a noi le cose venivano riferite dai sindaci e dai prefetti”.
Il prefetto al quale fa riferimento Novi è Maria Elena Stasi.
La Stasi, allora prefetto di Caserta, con una procedura molto rara, riaprì la pratica ‘Aversana Petroli’, l’azienda core business della ricchissima famiglia del futuro coordinatore regionale del PdL in Campania Nicola Cosentino.
Azienda che grazie all’intervento della Stasi ottenne lo sblocco del rilascio di una certificazione antimafia fino a quel momento negata per il rischio di infiltrazioni camorristiche.
Dopo poco la Stasi ottenne una candidatura al parlamento nella pattuglia guidata proprio da Cosentino.
Il sindaco al quale Novi si riferisce non può che essere Giorgio Magliocca, oggi in attesa di appello in un processo per concorso esterno in associazione mafiosa, più volte registrato dagli inquirenti a cena con il boss Lello Lubrano in periodi elettorali (come confermato da risultanze giudiziarie). Il Magliocca conosceva bene la relazione antimafia, in quanto sindaco di Pignataro, ma sapeva benissimo che il contenuto non era rispondente al vero, perché, proprio per suo volere, a fare una riconversione di facciata nella villa bunker confiscata alla famiglia Ligato, era stata inviata la cooperativa Icaro di Gabriele Capitelli (sulla quale grava un’ interdittiva antimafia “atipica”).
“Delle due l’una – ha detto Minieri – o il sindaco ha raccontato fandonie, nascondendo la mancata riconversione della villa di Ligato, o la prefettura ha fornito alla Commissione Antimafia dati imprecisi, ma suggeriti da qualche autorità pignatarese”.
A questo punto, Novi e i suoi colleghi relatori hanno preferito sciogliere il convegno e darsela a gambe, piuttosto che rispondere alle domande dei giornalisti che parlavano con dati ufficiali alla mano.
“Mi dispiace sia andato via alla chetichella – ha detto a margine del convegno il giornalista Salvatore Minieri – avrei voluto chiedere a Novi come mai, quando era in Commissione Antimafia, fece sciogliere il Comune di Marano per presunte infiltrazioni camorristiche, ma poi il Tar rimise in sella (con tanto di motivazioni che smentivano le teorie addotte dall’ex senatore di Forza Italia) l’allora sindaco Mauro Bertini che, lo stesso Novi, voleva sostituire con Gianfranco Scoppa, consuocero di Angelo Nuvoletta. Strano che Novi non si sia accorto degli arresti che, anche per merito dello stesso sindaco Bertini, si registrarono nel novembre del 2003 e disarticolarono i gangli periferici del clan Nuvoletta. Come mai non di dimise dalla Commissione Antimafia al cospetto di questa brutta figura? Volevo sapere da Novi come mai anche a Mondragone si riscoprì d’improvviso tollerante, minimizzò infatti la disavventura giudiziaria della consigliera comunale di Forza Italia di Mondragone, Maria D’Agostino, condannata per i rapporti con il boss Gaetano Di Lorenzo e perché a San Tammaro ebbe lo stesso comportamento di piena tolleranza con l’ex sindaco di San Tammaro, Raffaele Scala di Forza Italia, già presidente del consiglio provinciale di Caserta, accusato da un suo assessore di percepire tangenti per conto del camorrista Carlo Del Vecchio. Novi ha sempre pubblicamente difeso Scala, poi condannato ad otto anni.
Ma, soprattutto, vorrei sapere una volta per tutte, chi ha dato quella falsa notizia della caserma in costruzione nella villa confiscata al boss Ligato: il sindaco di allora o altri? Credo non si possa non rispondere a questa domanda, a meno che non ci sia in giro un nuovo virus: la dimenticatio precox, germe che attecchisce e prolifera soprattutto in certi ambienti politici. Se Novi non ricorda nemmeno chi gli passava i dati quando era in Commissione Antimafia, come può venire a presentare libri sui massimi sistemi bancari mondiali?”.
Red. cro.