L’attenzione al benessere – inteso come equilibrio tra corpo e mente – è sempre al centro dei pensieri di tutti, soprattutto dopo gli ultimi anni che ci hanno insegnato, come mai prima, a prenderci cura di noi a 360° e in maniera costante.
Negli ultimi decenni in Italia abbiamo visto crescere l’attenzione nei confronti di svariate tecniche alternative per la cura della salute e del benessere; molti di questi – non solo l’omeopatia ma anche, ad esempio, l’ayurveda (al riguardo segnaliamo che su ayurway.it, sito attivo nel settore, è possibile scoprire quali sono i 5 elementi naturali ayurvedici che la caratterizzano) – prevedono un approccio non convenzionale e il ricorso a prodotti di origine naturale.
L’omeopatia è indubbiamente la tecnica alternativa più famosa quando si parla di miglioramento del benessere. Qual è il suo stato dell’arte nel nostro Paese? A rispondere, di recente, ci ha pensato un sondaggio, condotto per conto di uno dei principali player aziendali del settore da parte della società Harris Interactive.
Cosa hanno portato alla luce i risultati? Che circa il 57% dei soggetti inclusi nel campione, più o meno una persona su due, almeno una volta ha utilizzato nella propria vita prodotti omeopatici, ottenendo risultati soddisfacenti.
Proseguendo con i dati della ricerca, è possibile sottolineare come il 66% dei soggetti intervistati abbia espresso fiducia nei confronti dell’efficacia della pratica omeopatica, più volte indagata anche dalla scienza.
Non a caso – chiamiamo sempre in causa i risultati del sondaggio – sono in tanti a considerarla un approccio complementare a quello della medicina allopatica.
La ricerca oggetto di queste righe evidenzia, accanto agli appena citati dati positivi, un nervo scoperto di rilevanza non indifferente. Cosa riguarda di preciso? La bassa percentuale di soggetti intervistati che si è dichiarata in grado di parlare di omeopatia spiegando, con termini tecnici corretti, i concetti inerenti questa pratica.
Secondo gli esperti del settore, è segno di un’evidente necessità di incrementare la comunicazione sul tema, così da favorire, tra gli utenti finali, la consapevolezza degli step necessari per aderire meglio alle terapie.
Il futuro dell’omeopatia nel Bel Paese (e non solo)
Il sondaggio sopra menzionato si è soffermato pure sulle prospettive future dell’omeopatia nel Bel Paese.
Secondo i dati raccolti da Harris Interactive, 6 persone su 10 ipotizzano di fare ricorso a medicinali omeopatici nel prossimo futuro. I motivi? Il loro essere naturali non forieri di effetti collaterali, così come la possibilità, usandoli, di non ricorrere a prodotti di sintesi chimica.
Cosa si può dire, invece, guardando allo scenario internazionale? In questo caso, bisogna soffermarsi sui numeri di Business Market Inside, che ha parlato delle prospettive di crescita da qui a 5 anni su scala europea.
Entro il 2028, il comparto dell’omeopatia potrebbe superare i 3 miliardi di euro per quanto riguarda il giro d’affari, il 60% in più rispetto al 2021.
Osservando in maniera specifica le diverse zone del Vecchio Continente, si può notare il primato detenuto dall’Europa occidentale, le cui previsioni per la crescita media annua parlano di un +14%.
Come evidenziato da diversi grandi nomi del comparto, grande merito per questi numeri deve essere dato agli sforzi incessanti dei ricercatori. Chi opera nel settore ha altresì sottolineato l’importanza del lavoro costante sulla qualità del rapporto tra medico e paziente, soggetto da considerare sempre più nella sua unicità, valorizzando l’unione tra corpo e interiorità.
Per quanto riguarda i valori da perseguire, tra i principali sui quali i player del settore vogliono puntare c’è la trasparenza – non solo riguardante le caratteristiche dei medicinali, ma anche la loro filiera distributiva – aspetto che, a detta degli esperti, può essere considerato a tutti gli effetti chiave per la sanità globale e non solo per l’omeopatia.
Comunicato Stampa