RECALE – Quattro esponenti del clan Perreca, attivo a Recale, sono stati fermati dagli agenti della Squadra mobile di Caserta con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. I provvedimenti sono stati firmati dai pm della Direzione distrettuale antimafia. Le indagini condotte dalla squadra mobile casertana, diretta dal vice questore Angelo Morabito, avrebbero accertato che i reggenti del clan, fino a pochi mesi fa sottoposti all’obbligo di soggiorno nel Lazio, avevano richiesto e ottenuto l’autorizzazione a ritornare nel comune di origine subito dopo la disarticolazione da parte della polizia casertana del clan avverso con il quale si contendeva il controllo delle attivita’ estorsive. Tra i fermati l’attuale reggente del clan Giovanni Perreca, da poco scarcerato dopo una lunga condanna per omicidio, il quale nonostante fosse sottoposto alla misura della sorveglianza speciale per sfuggire ai controlli della polizia convocava tramite gli emissari del clan gli imprenditori per intimargli il pagamento delle tangenti.
I destinatari dei provvedimenti giudiziari, emessi dalla Procura Antimafia di Napoli anche per il reale pericolo di fuga dei pericolosi indagati, sono: il sorvegliato speciale e attuale reggente del clan, Giovanni Perreca; Antimo Mastroianni, sorvegliato speciale; Silverio D’Aria, pregiudicato e Roberto Vittorio, anch’egli pregiudicato. Tutti sono accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso per agevolare il clan Perreca, detto `i Romani’, attiva nel comprensorio di Recale e nei comuni limitrofi del Casertano. Perreca ha numerosi precedenti per 416 bis, estorsione, armi, evasione e violazione delle prescrizioni relative alla sorveglianza speciale e recentemente aveva terminato di scontare una condanna per omicidio, per la quale, nel 2010, era stato ammesso alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali. L’uomo è fratello di Antimo, capo storico dell’organizzazione, attualmente detenuto in regime di 41 bis, condannato anch’egli per omicidio e più volte arrestato per estorsione, associazione mafiosa, evasione ed altri reati associativi. Il clan Perreca aveva iniziato nuovamente a perpetrare estorsioni dopo poco che l’operazione `Mangusta’, nel dicembre scorso, aveva disarticolato il clan Menditti, federato ai Belforte di Marcianise. Gruppo criminali che si contendeva proprio con i Menditti il controllo delle attività criminali nel comprensorio di Recale e alleato ai Piccolo `Quaqquaroni’ di Marcianise. E’ stato così possibile appurare che, Antimo Mastroianni, cognato dell’attuale reggente del clan Giovanni Perreca, anch’egli elemento di spicco dell’organizzazione, pochi giorni dopo l’arresto dei Menditti, aveva richiesto ed ottenuto l’autorizzazione a trasferire da Roma a Recale il luogo nel quale proseguire la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a cui era stato sottoposto. Nel maggio scorso, Giovanni Perreca, sino ad allora domiciliato a Rignano Flaminio (Roma), anch’egli sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel paese laziale, ottenne lo stesso beneficio, ristabilendosi nel comune di origine. La contestuale presenza dei due pregiudicati nel comprensorio recalese coincideva con un’immediata ripresa delle attività estorsive ai danni di alcuni cantieri ed imprenditori edili da parte degli emissari del clan che avevano soppiantato, nel controllo delle attività criminali, gli antagonisti Menditti. Gli emissari del clan, tra i quali Roberto Vittorio, piccolo pregiudicato originario dell’Avellinese, quindi sconosciuto nel comprensorio casertano, avvicinavano le vittime, anche contattandoli presso i loro uffici, avvisandoli “che quelli di Recale li cercavano”. Gli imprenditori venivano poi convocati in un luogo prestabilito, solitamente la Torre di Recale, dove erano prelevati dagli emissari di Giovanni Perreca e Antimo Mastroianni e accompagnati al loro cospetto.