Pastificio Pallante: la destinazione dei suoli avrebbe bloccato l’iter. Difficile una deroga “ad maccheronum”

Pastificio Pallante: la destinazione dei suoli avrebbe bloccato l’iter. Difficile una deroga “ad maccheronum”

PIGNATARO M. – C’è un progetto industriale che periodicamente – almeno dall’ultima campagna elettorale per le elezioni amministrative in poi – compare nel dibattito pubblico, presentato come la panacea a tutti i mali occupazionali di Pignataro Maggiore. Si tratta del pastificio che la famiglia Pallante vorrebbe localizzare nell’Agro Caleno. Prima di affrontare qualsiasi discorso in merito, è doveroso fare una premessa: lungi da qualsiasi forma di “luddismo” post moderno, nessun individuo sano di mente sarebbe contrario a iniziative imprenditoriali “sane” che potrebbero dare una boccata d’ossigeno alla difficile situazione occupazionale locale.

Lo scorso mese di luglio, gli imprenditori irpini hanno presentato al Comune di Pignataro Maggiore tutta la documentazione utile per poter localizzare uno stabilimento per la produzione della pasta su un’area di oltre 40.000 mq. Un insediamento più grande di quello che già i Pallante gestiscono sul territorio di Capodrise. Un opificio di circa venticinquemila metri quadrati che impiega cinquanta operai. A poca distanza dall’autostrada A1, questa società produce la pasta che finisce nei supermercati con i marchi “Pasta Reggia”, “Spighe di Campo” e “Nutri Bio”.

Fino a questo punto, niente di strano. Salvo che il fondo su cui dovrebbe nascere il nuovo stabilimento del gruppo, avrebbe destinazione agricola e non industriale. Insomma, un vero problema giacché si tratta del requisito minimo per avere l’autorizzazione da parte delle istituzioni locali. La famiglia Pallante, infatti, nonostante la notevole estensione della zona Asi del comune di Pignataro, avrebbe acquistato del suolo a destinazione agricola per impiantare il proprio opificio destinato alla produzione della pasta. Questo sarebbe il motivo fondamentale che avrebbe fatto rallentare notevolmente l’iter del progetto. A nulla potrebbero valere le richieste da parte dell’imprenditore avellinese di una deroga, al fine di costruire la struttura su un’area che presenta una destinazione diversa da quella industriale.

Redazione

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