Pignataro, l'”interdizione” di Vagliviello serviva soltanto al clan Ligato? Le ragioni del monopolio delle onoranze funebri nel racconto dell’imprenditore sparanisano (seconda parte)

Pignataro, l

PIGNATARO M./SPARANISE – Nella prima parte del nostro articolo sul monopolio delle attività di onoranze funebri, abbiamo ricordato gli episodi di intimidazione che hanno visto protagonista, suo malgrado, Gaetano Vagliviello, il titolare della società che pare abbia avuto – secondo quanto sostengono gli inquirenti – l’unico “torto” di aver portato i suoi legittimi interessi imprenditoriali a Pignataro Maggiore. Non a caso, Vagliviello collega i due atti violenti ai suoi danni ad una serie di episodi che, dal suo punto di vista, potrebbero essere tranquillamente definiti “premonitori”.

L’imprenditore sparanisano, contestualizzando i due atti intimidatori, infatti, ha raccontato di aver ricevuto delle offerte sia di mezzi e personale, sia di entrare a far parte di un consorzio del settore che ingloba varie società della zona. La prima sarebbe arrivata qualche anno fa, quando Maria Giuseppa Lubrano, madre di Ligato, si avvicinò a Vagliviello offrendo mezzi e personale qualificato per la sua attività, ma l’imprenditore avrebbe rifiutato. Più recentemente, invece, l’offerta – sempre declinata – sarebbe stata, da parte di un suo concorrente di Sparanise, quella di entrare a far parte del Consorzio CFC Consorzio Funebre Campano (che raccoglie ditte di Teano, Pignataro Maggiore, Marzano Appio e Sparanise).

A tali accadimenti, Vagliviello ha aggiunto delle circostanze verificatesi – secondo quanto sostiene lo stesso – in occasione dei due riti funebri svolti a Pignataro. Dopo il primo (nel febbraio del 2018), uno dei concorrenti avrebbe chiamato l’imprenditore per chiedergli informazioni in merito al suo “sconfinamento” a Pignataro. Mentre stava per essere officiato il secondo (il 6 maggio 2018), invece, la sorella del defunto di cui si annunciava la morte – secondo quanto denunciato dallo stesso Vagliviello – avrebbe raccontato di essere stata contattata da Maurizio Cenname – figlio dello storico fondatore dell’impresa “Cenname srl” – per conoscere i motivi che avrebbero spinto la famiglia del defunto a non richiedere i servizi della loro ditta.

A questo punto gli investigatori si sono chiesti se il tentativo violento di tenere lontano da Pignataro le ditte non pignataresi, operato da Ligato – secondo quanto sostengono gli inquirenti-, e i vantaggi che da questa situazione ne hanno tratto i Cenname, siano legati tra loro. Per questo, la Dda ha deciso di aprire un’inchiesta che ha portato a iscrivere nel registro degli indagati anche Maurizio Cenname e Maria Giovanna Marfuggi, in qualità di amministratori con poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione della società “Cenname srl”. Soltanto l’inchiesta, nata dagli spunti investigativi dati dalle denunce di Vagliviello, potrà chiarire le eventuali storture che sottendono il business delle pompe funebri.

Red. Cro.

* * In merito alla notizia riferita dal signor Vagliviello agli inquirenti, riguardante la circostanza per la quale Maurizio Cenname avrebbe contattato la sorella del defunto per il quale si stavano per svolgere i funerali, quest’ultima, tramite l’avvocato Francesco Iovino, ha fatto sapere di aver smentito l’accaduto. Nella mail inviata alla nostra redazione, il legale afferma: “La mia assistita precisa che non vi e’ stato mai nessun contatto, tra lei e il signor Maurizio Cenname, e di non aver subito mai nessuna pressione dallo stesso”, in occasione del funerale del fratello svoltosi nel maggio 2018 proprio a Pignataro Maggiore”.

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