PIGNATARO MAGGIORE – I beni confiscati alla camorra a Pignataro Maggiore sono nella morsa del degrado e dell’abbandono, con gravissima responsabilità dell’Amministrazione comunale e dei soggetti cui sono stati affidati, in questo caso la cooperativa sociale “Le Terre di don Peppe Diana – Libera Terra”. È stato lo stesso sindaco Giorgio Magliocca a dover ammettere la gravità della situazione esistente emanando un’ordinanza, la numero 48 del registro generale del 16 luglio 2020, avente ad oggetto: “BENI CONFISCATI ALLA CAMORRA DEL COMUNE DI PIGNATARO MAGGIORE, AFFIDATI ALLA COOP.VA SOCIALE “LE TERRE DI DON PEPPE DIANA – LIBERA TERRA” – ELIMINAZIONE INCONVENIENTI”.
Come si legge nell’ordinanza che pubblichiamo a parte integralmente, dalle comunicazioni a firma del comandante dei vigili urbani, Alberto Parente, relative ai controlli effettuati sui beni confiscati alla camorra “emerge che presso i cespiti affidati alla Coop.va sociale “Le Terre di Don Peppe Diana – Libera Terra” venivano rilevate le seguenti anomalie: presso i terreni siti in località beni ex Pratilli via Appia, lo spazio limitrofo il fabbricato di nuova realizzazione presenta evidenti cumuli di spine tagliate ormai secche nonché la presenza di un albero selvatico cresciuto proprio davanti l’ingresso principale della struttura. Inoltre in adiacenza a detto ingresso risulta depositata una grossa balla di fieno, la quale potrebbe essere motivo di eventuale incendio. Presso i terreni siti in località Campo dei Fiori e Casariglia, assegnati alla Coop.va sociale “Le Terre di Don Peppe Diana – Libera Terra”, l’immobile ivi esistente (vecchia masseria) presenta i vani di accesso non idoneamente chiusi, con eventuale possibilità di ricovero occasionale di stranieri o extracomunitari. Inoltre una struttura in legno e ferro, ivi esitente, si presenta completamente riversa al suolo, segno di degrado ed abbandono”. Proprio così: sono il sindaco e il comandante della polizia locale a sottolineare che sui beni confiscati alla camorra c’è una situazione – parole loro, tra virgolette – di “degrado ed abbandono”. E chi doveva controllare affinché ciò non avvenisse?
Finalmente l’Amministrazione comunale pignatarese si è svegliata – evidentemente incalzata dalla crescente attenzione della prefettura e della magistratura sulla “Svizzera dei clan” – e ora sta tentando, come si dice, di “mettere le carte a posto”. Da qui l’ordinanza, nella quale si legge inoltre: “considerato che a tutt’oggi non risulta provveduto alla eliminazione degli inconvenienti sopra descritti benché vi fosse stato invito verbale da parte del comandante della Polizia locale (…), ordina alla cooperativa sociale “Le Terre di Don Peppe Diana – Libera Terra”, nella persona del presidente pro-tempore, di provvedere entro giorni 20 dalla consegna del presente atto alla eliminazione degli inconvenienti in premessa dettagliatamente descritti. Di dare atto che in caso di inottemperanza saranno adottati i dovuti provvedimenti di legge che il caso richiede”.
Abbiamo capito bene, abbiamo letto senza sbagliare? Davanti al “degrado ed abbandono” dei beni confiscati il comandante dei vigili urbani Alberto Parente si è limitato ad un “invito verbale” nei confronti dei gestori della cooperativa sociale “Le Terre di Don Peppe Diana – Libera Terra”? La situazione, peraltro, si trascina da tempo. Come si legge sempre nell’ordinanza, la prima comunicazione del comandante Alberto Parente al sindaco è dell’11 febbraio (oltre cinque mesi fa), la seconda del 13 maggio (oltre due mesi fa), la terza infine del 15 luglio 2020. Che cosa facevano, nel frattempo, oltre al sindaco e al comandante dei vigili urbani, tutti gli altri inquilini di Palazzo Scorpio (sede dell’Amministrazione comunale) competenti in materia, a cominciare dall’assessore al ramo Vincenzo Romagnuolo e dal responsabile dell’Ufficio beni confiscati?
Ormai i beni confiscati alla camorra sono tutti fuori controllo, non solo quelli di cui stiamo parlando in questo nostro articolo. Chissà se qualche esponente politico locale vuole farsi promotore della convocazione di un Consiglio comunale “aperto” per discutere dello scandalo e per chiedere informazioni direttamente ai soggetti cui sono stati affidati i beni confiscati alla camorra a Pignataro Maggiore, famigerata città conosciuta quale “Svizzera dei clan”.
beni-confiscati-ordinanza 48-2020
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it