PIGNATARO MAGGIORE – Quando la consigliera comunale di minoranza Maria Bonacci ha sparato a zero contro Pietro Ricciardi, liquidatore della municipalizzata per la raccolta dei rifiuti “Pignataro Patrimonio srl in liquidazione”, mettendolo in grande difficoltà, qualcuno a Pignataro Maggiore ha osservato che forse le critiche erano esagerate perché accompagnate da un esposto inviato addirittura all’Autorità nazionale anticorruzione, oltre che alla competente Procura della Corte dei Conti. Come è noto, Maria Bonacci si è poi dimessa – in polemica con Pietro Ricciardi – dalla carica di presidente della Commissione consiliare di vigilanza e controllo sulla “Pignataro Patrimonio srl in liquidazione”; e si è accesa nell’opinione pubblica la curiosità per le iniziative messe in campo dal liquidatore della municipalizzata per combattere la piaga della corruzione.
Risulta che Pietro Ricciardi in data 15 gennaio 2018 ha adottato un “Piano triennale per la prevenzione della corruzione” (2018-2020), indicando anche i nomi di quelli che sono a suo giudizio – tra i dipendenti della “Pignataro Patrimonio srl in liquidazione” – degli autentici mastini da combattimento nella delicatissima materia. Ecco di seguito uno stralcio del suddetto “Piano triennale per la prevenzione della corruzione”: “Indicazione delle iniziative previste nell’ambito delle attività ispettive – L’articolo 1, comma 10, lettera a della legge n. 190/2012 prevede che il responsabile della prevenzione della corruzione provveda alla verifica dell’efficace attuazione del piano e della sua idoneità, nonché a proporre la modifica dello stesso quando sono accertate significative violazioni delle prescrizioni ovvero quando intervengono mutamenti nell’organizzazione o nell’attività dell’Amministrazione. Con l’obiettivo di adempiere alla suddetta verifica, il responsabile della prevenzione della corruzione si avvale di una serie di referenti all’interno dell’Amministrazione. In particolare, si individuano i seguenti soggetti, che si occupano di garantire un flusso di informazioni continuo al responsabile della prevenzione della corruzione, affinché lo stesso possa costantemente vigilare sul funzionamento e sull’osservanza del piano: ing. Maria Parente; sig. Giuseppe Rocco”.
Il secondo mastino da combattimento che Pietro Ricciardi ha indicato, Giuseppe Rocco, ha un curriculum a nostro avviso particolarmente idoneo nell’ambito della battaglia per la “legalità” a Pignataro Maggiore, famigerata città tristemente conosciuta quale “Svizzera dei clan”: è stato, infatti, sindaco effettivo di “Telex” (con sede legale in Teano), una società cooperativa a responsabilità limitata colpita da interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Caserta. Pubblichiamo, oltre al citato stralcio del “Piano triennale per la prevenzione della corruzione”, una visura storica di “Telex” dalla banca dati della Camera di Commercio e una sentenza del Tar di Napoli che aveva rigettato il ricorso della cooperativa contro l’interdittiva antimafia.
Ben consapevole del curriculum di Giuseppe Rocco, Pietro Ricciardi lo ha arruolato per combattere la corruzione nell’ambito della “Pignataro Patrimonio srl in liquidazione”, socio unico il Comune di Pignataro Maggiore il cui legale rappresentante è il traballante sindaco Giorgio Magliocca (anche commissario provinciale di Forza Italia) che da presidente della Provincia fa parte del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza unitamente al prefetto, al questore e ai comandanti dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza.
Siccome Pietro Ricciardi – dopo l’arruolamento di Giuseppe Rocco quale mastino anticorruzione – non è stato cacciato e continua a sedere sulla sua ben remunerata poltrona, significa che il sindaco pignatarese Giorgio Magliocca è perfettamente d’accordo con il liquidatore della municipalizzata per la raccolta dei rifiuti nella strategia adottata. Come è noto, Giorgio Magliocca è molto sensibile alle battaglie “per la legalità”, avendo pure firmato il 4 luglio 2019 un accordo di partenariato per iniziative anti-camorra con il “Gruppo sociale La Felicità”, l’associazione culturale i cui componenti del consiglio direttivo sono tutti – nessuno escluso – o amici o parenti della famiglia Lubrano, quella del defunto capomafia di Pignataro Maggiore, “don” Vincenzo Lubrano, condannato all’ergastolo per l’omicidio Imposimato.
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it