“Poetando”, ecco la nona lezione del professor Rotoli dal titolo “L’Orecchio della poesia (IV): le figure di suono”

“Poetando”, ecco la nona lezione del professor Rotoli dal titolo “L’Orecchio della poesia (IV): le figure di suono”

Concludiamo  questa sezione con una miniserie di attività, riprese dal testo di E. Lageder e G.L. Zucchini ‘I modi e le forme della poesia’:

Inverno

Cogliere le parole scure, plumbee e le risonanze della bufera: vocale u e lettere m, n:

Ecco, il mese di Posidone

comincia; e gonfiano d’acqua

le nubi e cupamente

le impetuose bufere rombano

(Anacreonte)

 

Fanciulla

Cogliere dalle parole luci e ombre notturne; il senso di immobilità; la funzione dell’anafora nel riprodurre intensamente il senso di pace notturna:

Dormono le cime dei monti

e le vallate intorno,

i declivi e i burroni;

dormono i rettili, quanti nella specie

la nera terra alleva,

le fiere di selva, le varie forme d’api,

i mostri nel fondo cupo del mare;

dormono le generazioni

degli uccelli dalle lunghe ali.

(Alcmane)

 

La fonte

Cogliete il ritmo fluido, saltellante dei versi; la dominanza della i che imita il suono tintinnante e saltellante dell’acqua che cade; poi la dominanza della a che connota distensione, calma:

Gelida cristallina,

dalla rupe zampilla

l’onda: giù per la china

fugge guizzando, brilla

del sole al lume, e franta

ride fra i sassi in mezzo all’erba, e canta.

(A.Graf)

 

La gru

Ascoltate intensamente il suono cupo, autunnale della u rotto dal grido stridulo della  i (nelle parole udito e grido), simile a un lamento. Avvertire la lunga cadenza piana dei versi fino alla metà del terzo. Percepire il valore della pausa segnata dalla punteggiatura(;) prima della conclusione che giunge come una constatazione amara e senza rimedio:

Ho udito acutamente risuonare

il grido dell’uccello che annuncia la stagione

propizia all’aratura; e cupo mi percorse il cuore.

(Teognide)

 

Cogliere le strutture foniche e le connotazioni che producono, in tutti i testi seguenti:

 

Canto mattutino

Dorati uccelli, dall’acuta voce, liberi

per il bosco solitario in cima ai rami di pino

confusamente si lamentano; e che comincia,

chi indugia, chi lancia il suo richiamo verso i monti:

e l’eco che non tace, amica dei deserti,

lo ripete dal fondo delle valli.

(Anonimo)

 

La fontana malata

Clof, clop, clopch,

Cloffete

Cloppete

Clocchete

Chchch…

E’ giù

nel cortile

la povera

fontana

malata;

che spasimo

sentirla/tossire…

(A.  Palazzeschi)

 

La sera fiesolana

Cogliere: Ambra, frescura, rugiada notturna; buio e luccichii, rumori lievi: fruscii, respiri, crepitare di foglie, ombre e chiaro di luna; silenzio e respiri; gesti leggeri…

Fresche le mie parole ne la sera

ti sien come il fruscio che fan le foglie

del gelso ne la mano di chi le coglie

silenzioso e ancor s’attarda a l’opra lenta

su l’alta scal che s’annera

contro il fusto che s’inargenta

con le sue rame spoglie

mentre la Luna è prossima alle soglie

cerule e par che innanzi a sé distenda un velo

 e par che la campagna già si senta

da lei sommersa nel notturno gelo

e da lei beva la sperata pace

senza vederla.

(G. D’Annunzio)

 

Ricordo

Esplicitate i dati cromatici non enunciati (il colore e il luccicare degli ulivi; il colore delle ombre).

Potreste addirittura illustrare con disegni le notti con le loro lune dai teneri colori:

Mi ricordo della terra

-gli ulivi nella notte –

ferma sotto la luna

bianca, rosa o gialla.

(Jimènez,  Poesie)

 

E’ ovvio che ogni poesia può essere soggetta ad analisi di questo tipo e da qui ripartire per ampliare e approfondire l’indagine. E’ altrettanto stimolante scrivere poesie e poi passare ad una sorta di rigorosa autoanalisi come se si trattasse di versi di altri poeti. Vi accorgerete come la penna, o la tastiera, vi porteranno in territori poetici ed analitici impensati ed inediti e vi meraviglierete dei processi mentali, psicologici e spirituali che siffatta attività creativa aziona.

Buon lavoro

Prof Giuseppe Rotoli

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