PIGNATARO M. – Arriva ad un punto cruciale il procedimento nato dall’inchiesta “Caleno” e che vede sul banco degli imputati una parte del gotha del clan Lubrano – Ligato. Questa mattina (4 dicembre) il pm Liana Esposito ha formulato le sue richieste alla seconda sezione della Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere. Nel corso della sua requisitoria, il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha chiesto 20 anni di reclusione (oltre a 1500 euro di multa) per Pietro Ligato detto “Pierino”, considerato (nel periodo oggetto del giudizio) elemento di vertice della cosca nella sua articolazione riconducibile alla famiglia Ligato.
Non è andata meglio al vecchio capoclan Raffaele Ligato e al figlio Antonio (rispettivamente padre e fratello minore di Pietro), per i quali è stata chiesta una pena di 12 anni (anche per il secondogenito 1500 euro di multa). Sulla stessa linea di giudizio la sanzione chiesta per Primo Letizia (8 anni e 1500 euro di multa), Michele Lettieri e Pietro Mercone (per entrambi 4 anni). Il collaboratore di giustizia Giuseppe Pettrone – che può beneficiare dell’articolo 8 della legge antimafia numero 203 del 1991 -, sempre secondo l’accusa, merita una pena di 3 anni e 6 mesi (ai quali si aggiunge una multa di 600 euro). Maurizio Mauro, invece, è stato “graziato”. Per lui è stata richiesta l’assoluzione.
Il presidente della Corte d’Assise, dottoressa Maria Alaia, ha fissato le conclusioni del collegio difensivo – composto dagli avvocati Antonio Di Micco, Luciano Polizzi, Angelo Raucci, Mariano Omarto, Alessandro Barbieri, Giuseppe Romano, Carlo De Stavola, Nicola Filippelli, Emilio Martino – per venerdì 7 dicembre e per mercoledì 11 dicembre. Nel corso di quest’ultima udienza la Corte pronuncerà anche il dispositivo della sentenza. Intanto, il pm Esposito, nel corso della requisitoria, ha chiesto di rimettere alla Procura di Napoli gli atti relativi alle posizioni di Cerullo e di D’Alessandro.